Studente beve candeggina, la difesa dei genitori

«Non si è avvelenato da solo. Mio figlio, dopo aver bevuto quella bottiglia d’acqua contenente tracce di candeggina, era in stato confusionale, era stato sedato per poter essere curato efficacemente e adesso non ricorda più esattamente cosa ha detto ai carabinieri. Ora che è lucido mi assicura che non è stato lui a mettere la candeggina nella bottiglia. Evidentemente è stato un fatto accidentale. Ci siamo rivolti a un legale per fare chiarezza». Questa la premessa della madre del 19enne udinese che sabato ha bevuto a scuola una bottiglia d’acqua contenente candeggina. Mancava poco a mezzogiorno all’Enaip di Pasian di Prato quando in un’aula era scattato l’allarme: il ragazzo aveva ingoiato il contenuto di una bottiglietta presa dal distributore automatico. Il ragazzo aveva messo sul banco la bottiglietta e, dopo aver chiesto al professore il permesso di bere, aveva bevuto un sorso. Poco dopo aveva avvertito un bruciore alla gola e crampi allo stomaco. Sul posto era arrivato il 118 e mentre il ragazzo veniva accompagnato al pronto soccorso, erano intervenuti i carabinieri di Martignacco e i colleghi del Nucleo antisofisticazione. La bottiglietta, che nel frattempo era stata sequestrata, presentava un foro alla sommità, attraverso il quale qualcuno aveva inserito l’ago di una siringa. Dopo ore di accertamenti, lo studente (che nel frattempo era stato trattenuto precauzionalmente in osservazione al pronto soccorso) si era attribuito la responsabilità dell’accaduto ed era stato poi denunciato per simulazione di reato, procurato allarme e atti di autolesione. Ora la famiglia si è rivolta a un legale, l’avvocato udinese Daniele Liani, per rimettere in discussione la ricostruzione dei fatti. «Mio figlio è stato messo in cattiva luce e in questi giorni ci sono stati tanti commenti negativi anche riferiti a noi genitori – afferma la madre – . Ci dispiace per quello che è successo ma mio figlio dice che non si è avvelenato da solo». «Secondo i genitori il ragazzo era in uno stato confusionale tale da rendere inattendibile la ricostruzione dei fatti iniziale – spiega il legale –. Non si sarebbe trattato, dunque, di un avvelenamento volontario ma di un fatto accidentale. A questo punto valuteremo le iniziative da intraprendere per chiarire quanto accaduto». (p.t.)
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