Su in Val Resia a scoprire l'aglio che dà gusto alla cucina stellata

È il preferito degli chef e il piú amato dai gourmet: l’oro rosso ha ingolosito i 50 lettori, iscritti a NoiMv, in visita a Stolvizza

NoiMv, alla scoperta dell'aglio di Resia: il prima e dopo la gita con i nostri lettori

RESIA. Abbracciata dalla fitta vegetazione e sorvegliata dai monti che la circondano, la Val Resia nasconde sotto la calda coperta della terra un tesoro, piccoli bulbi di oro “rosso”. Parliamo dell’aglio più famoso e ricercato al mondo, quello di Resia, presidio slow food.

Dopo aver conquistato chef stellati, dagli Stati Uniti fino alla Svezia, passando per i grandi cuochi italiani, gli spicchi rossi hanno ammaliato con il proprio sapore il palato di una cinquantina di lettori, arrivati a Stolvizza per scoprire tutti i segreti dell’aglio. Grazie alla collaborazione con l’Ersa, gli iscritti alla comunità di Noi Messaggero Veneto si sono dati appuntamento davanti alla sede del quotidiano in viale Palmanova e sono partiti alla volta di Stolvizza di Resia. Non solo.

LA PRIMA TAPPA: IL MUSEO DELL'ARROTINO

NoiMv, viaggio alla scoperta dell'aglio di Resia: tappa 1 - Il museo dell'arrotino

Guidati da una mappa, come in una vecchia caccia al tesoro, i lettori hanno seguito un percorso di diverse tappe, dal museo dell’Arrotino fino alla scoperta (e soprattutto alla degustazione) del bottino: l’aglio di Resia. «Ma cosa c’entra l’arrotino?», ha chiesto più di una persona prima di entrare nell’area museale.

La spiegazione arriva da lontano: molti storici, coadiuvati da testimonianze scritte e dai racconti di alcuni anziani, ritengono che l’aglio di Resia sia stato portato in città ed esportato in giro per il Friuli proprio dagli arrotini. «Durante i loro viaggi, gli artigiani del ferro nascondevano i mazzetti di strok (aglio in dialetto resiano, ndr) tra i loro attrezzi», racconta il presidente del museo dell’arrotino Domenico Lettig.

Per altri, invece, alla base del successo del prodotto slow food c’è la propensione al commercio dei popoli di montagna, costretti dalle necessità economiche ad andare a valle e vendere i prodotti della terra. «Tra l’altro, il cosiddetto “paniere della Val Resia” conta molte altre prelibatezze - spiega Andrea Beltrame, presidente del Parco naturale Prealpi Giulie - come la zucca di Venzone o i fagioli di Lusevera». Inoltre, l’aglio rosso viene valorizzato anche dalle attività dell’Ecomuseo Val Resia.

SECONDA TAPPA: GIRO NELLE COLTIVAZIONI

NoiMv, viaggio alla scoperta dell'aglio di Resia: tappa 2 - Giro delle coltivazioni

Dalle parole i nostri lettori sono passati presto ai fatti. Accompagnati dai tecnici dell’Ersa e da Cristina Buttolo, responsabile del parco Prealpi Giulie, i visitatori hanno visto uno dei campi dove ogni fine giugno, esattamente nel periodo dell’ultima luna calante, si raccolgono migliaia di strok. «La semina avviene a novembre. - spiega Mario Di Bernardo, associazione aglio di Resia - E nella speranza che ci sia neve abbondante, intorno al 20 marzo vediamo spuntare fuori dalla coltre bianca lo “scapo”, ovvero lo stelo dello strok (altro prodotto presidio slow food)». Si sa, il calendario dei campi è scanditi da lune e santi. E intorno a San Giuseppe si tagliano gli steli mentre dopo l’Ascensione c’è la raccolta vera e propria.

TERZA TAPPA: L'INCONTRO CON UNA GIOVANE PRODUTTRICE

NoiMv, viaggio alla scoperta dell'aglio di Resia: tappa 3 - La storia di una giovane produttrice

A confermarlo è anche Morena Lettig, giovane produttrice di aglio. Morena ha lasciato Venezia per tornare a Stolvizza e coltivare i terreni della sua bisnonna. Ha 36 anni e nella vita è una mamma a tempo pieno «di un piccolo monello di 4 anni a cui non piace molto l’aglio», ci racconta sorridendo. Tornare ai campi non le dispiace, anzi. Però Morena non nasconde la difficoltà di far fruttare questo lavoro: «Troppa, troppa burocrazia. Volevo aprire un’azienda agricola tutta mia ma che dire... mi sono scoraggiata». Per il momento la coltivazione dell’aglio resta un hobby, un momento all’aria aperta che tanto le piace. A insegnarle tutto, «a piantare prima le patate e poi l’aglio», è stata Vilma Quaglia, presidentessa dell’associazione che tutela lo strok resiano.

QUARTA TAPPA: LA DEGUSTAZIONE

NoiMv, viaggio alla scoperta dell'aglio di Resia: tappa 4 - Degustazione e pulizia dello "strok"

Lei che ha aperto le porte della sua casa ai lettori del Messaggero Veneto e che non si tira mai indietro nelle sfide per valorizzare il suo amato aglio. Per gli iscritti del NoiMv, infatti, ha preparato una vellutata di aglio, accompagnata dai crostini. Una ricetta tramandata da famiglia in famiglia, un piatto dal profumo che fa venire l’acquolina in bocca. «L’aglio è un po’ il nostro migliore amico, un compagno delle nostre stagioni», racconta Vilma mentre spiega la lavorazione dello scapo e alle sua spalle il marito versa la zuppa.

In questo caso le parti si invertono e i lettori scelgono prima il piacere della degustazione e poi il dovere. Per capire quanto prezioso sia il lavoro dei coltivatori di aglio, Vilma propone ai lettori di sporcarsi le mani e togliere dalla pianta la terra. Lo sforzo però viene ripagato: i visitatori possono portare a casa lo strok ripulito. Una conquista importante dopo la lunga camminata nei campi, il bottino della caccia al tesoro del gusto. Un trofeo da mostrare agli amici durante le cene e dire: «Abbiamo un po’ di oro rosso, ne volete?».

NoiMv, "Ma che buono è l'aglio di Resia?". La prova di degustazione dei nostri lettori

IL PROGETTO CON LE SCUOLE: COLTIVARE LO STROK PER COMPRARE UN PC

La preservazione di una ricchezza come lo Strok passa anche attraverso l'impegno delle nuove generazioni. A Resia lo sanno bene e nel locale istituto scolastico è nato un progetto basato sul bulbo autoctono. Nel 2015, i bambini della scuola secondaria di primo grado hanno dato vita a un’iniziativa, che durerà cinque anni, facendo nascere un campo coltivato a Strok e seguendo tutte le fasi, dalla semina alla pulitura. L'aglio ottenuto è stato venduto sui banchi dei mercatini, sotto l'attenta supervisione dei rappresentanti dei genitori e il ricavato servirà per acquistare un computer per l'istituto scolastico. Il progetto, finanziato dal Comune di Resia e inserito in un programma volto a preservare cultura, storia e risorse locali, è stato illustrato da Simone, Angelica e Filippo, tre dei ragazzi che hanno seguito l'iniziativa da vicino. Con questa idea, oltre a fare del bene alla propria scuola, i giovani hanno cominciato già a... coltivare il loro futuro.

I TECNICI DELL'ERSA: ECCO COME NASCE L'AGLIO

A guidare per mano i lettori che hanno partecipato all'iniziativa di Resia ci ha pensato l'Ersa. I tecnici dell'Agenzia regionale per lo sviluppo rurale hanno condotto i lettori sui campi di Stolvizza dove nasce lo speciale aglio locale. Renato Danielis e Angelo Mattiussi hanno svelato i segreti di questa coltivazione, concentrandosi sugli aspetti fitosanitari e non solo: «Abbiamo raccontato - spiega Danielis - anche l’utilizzo del sovescio di senape, un rimedio naturale che combatte la formazione di funghi parassiti».

Che tipo di “suolo” si trova a Stolvizza? «Si tratta di una terra molto organica, derivata da un terreno coltivato con prati stabili, ricca di scheletro non grossolano - conclude il tecnico Ersa -. Il buon drenaggio dell’acqua permette all’aglio di vivere in una situazione di non asfissia radicale». I lettori, attenti e con tante curiosità da soddisfare, hanno potuto quasi “toccare con mano” l’ambiente dove nasce lo Strok resiano.

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