Subappalto nei sondaggi: resta il mistero

Il Pm sente il capo ufficio stampa della Regione, Baggi, che si difende. «L’offerta della Alan Normann era la migliore»

TRIESTE. Il “mistero” dei sondaggi di Palazzo, costati 300 mila euro alle casse regionali e solo 110mila euro alla società che li ha effettuati in subappalto, si infittisce. Quella società, la Quaeris di Treviso, aveva infatti partecipato alla stessa gara vinta dalla Alan Normann Comunicazione, ovvero l’agenzia friulana vicina all’ex presidente Renzo Tondo che, nell’inchiesta del pm Federico Frezza, è indagato per peculato o in alternativa truffa. Aveva partecipato e perso. Ma in seguito, indirettamente, la Quaeris era stata ripescata proprio dalla Alan Normann a un terzo del prezzo: 110mila euro, appunto.

Un motivo in più, per il pm Frezza, per cercare di risolvere il “giallo” di quei 200mila euro di troppo. I soldi ufficialmente sono finiti nel conto corrente della società udinese di cui è titolare Massimo Lombardo, asseritamente un amico di Tondo che aveva collaborato alla sua campagna elettorale nonché il marito di Valentina Visintin, già segretaria personale dell’ex assessore al turismo Federica Seganti. Lombardo, come rileva il difensore Luca Ponti, non è indagato. È un testimone.

Gli investigatori, però, faticano a credere alla versione ufficiale. E cercano spiegazioni. E così ieri il pm Frezza ha interrogato - come indagato in concorso in peculato o truffa - Guido Baggi, capo ufficio stampa della Regione. È stato lui a firmare i contratti di procedura negoziata con la società udinese. È stato lui a decidere quello che tra cinque concorrenti era il migliore. Ed è stato lui a firmare il decreto di congruità dell’affidamento.

«Abbiamo cercato di chiarire la nostra posizione dimostrando la regolarità del comportamento. Non abbiamo mai sentito nemmeno parlare di sondaggi riservati», ha detto il difensore Giovanni Borgna riferendosi ai “rumor” che spiegavano quei 200mila euro come pagamento extra per presunti sondaggi non istituzionali ma “personali” dell’ex presidente.

La difesa ha insistito sulla regolarità dell’incarico: «Le offerte erano tutte omogenee. Non so cosa poi sia successo a Treviso (la sede della Quaeris, ndr)» ha aggiunto Borgna. E Baggi ha sottolineato l’invio di cinque lettere ad altrettante ditte ritenute competenti per effettuare il lavoro richiesto dalla Regione: «Non sono stati fatti sondaggi segreti. Abbiamo seguito le nostre procedure e l’offerta migliore era risultata quella della Alan Normann Comunicazione. Tutto regolare».

Ma il “mistero” resta. Come è possibile che l’offerta della Quaeris sia stata bocciata e poi quella stessa società abbia svolto l’uguale lavoro in subappalto per la vincitrice a un terzo del prezzo? «Oltre all’attività del call center ci sono state altre prestazioni» risponde in proposito l’avvocato di Lombardo. «Mi sono fatto un’idea. Ma non la dico. Questa è una storia paradossale», chiosa Giorgio De Carlo, il titolare della Quaeris.

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