Successi e rimpianti del “Comandante Alfa” Una vita in incognito

Ha dimostrato il lato più umano di un operatore dei corpi speciali dello Stato, pur celando il proprio volto sotto il mefisto e non rivelando ad alcuno il proprio nome. Il “Comandante Alfa” è e...
Ha dimostrato il lato più umano di un operatore dei corpi speciali dello Stato, pur celando il proprio volto sotto il mefisto e non rivelando ad alcuno il proprio nome. Il “Comandante Alfa” è e rimarrà tale anche per la casa editrice Longanesi, che ha pubblicato i suoi primi due volumi “Cuore di rondine” e “Io vivo nell’ombra”.


Ma la vita di chi fa parte dei Gis, i corpi speciali dei carabinieri, non è affatto facile, aldilà del modo leggero con cui la racconta “Alfa”. Anche oggi, da pensionato, non può abbandonare la copertura: per 39 anni ha fatto parte del Gruppo di intervento speciale. Al suo attivo, fra l’altro, la liberazione di Patrizia Tacchella, all’epoca di 8 anni, dopo 80 giorni di prigionia. «Dopo 25 anni l’ho incontrata a Verona, proprio alla presentazione del mio libro. Ho pianto – ha raccontato – e ho capito che piangere fa bene».


Il corpo dei Gis è nato dopo l’intervento al super-carcere di Terni «uno di quelli più riusciti, perché non abbiamo dovuto né uccidere né ferire nessuno». Rimpianti? Sul lavoro non aver ancora catturato il boss mafioso super ricercato Matteo Messina Denaro «di Castelvetrano come me: i ragazzi però mi hanno promesso che mi inviteranno quando succederà». Nella vita privata, non aver visto crescere i propri figli: «Il primo dentino o il primo passo sono momenti irripetibili. I miei figli mi hanno sempre accusato di essere un papà egoista: con i miei libri sto raccontando loro dov’ero nei mesi di assenza, in missioni che non potevo rivelare a nessuno, nemmeno a loro».


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