Sul bilancio Hypo i dubbi del Cda: rilevante incertezza

Ecco la relazione presentata ai soci sull’esercizio 2012. Il futuro legato alla ricapitalizzazione per totali 85 milioni
Tavagnacco 26 Giugno 2013. Sede Hypo Bank. Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Tavagnacco 26 Giugno 2013. Sede Hypo Bank. Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

UDINE. La parola chiave è «incertezza». Quella a cui aggrapparsi, «ricapitalizzazione». Sommate, danno come risultato quel capolavoro di “equilibrio instabile”, sul quale Hypo Alpe Adria Bank spa è riuscita a chiudere il bilancio 2012 nell’auspicata prospettiva della cosiddetta «continuità aziendale».

Al di là e al di sopra dell’annunciata perdita di 35,77 milioni di euro, dunque, e, soprattutto, nonostante il fardello degli 81,49 milioni di euro che l’istituto dovrà restituire alle migliaia di clienti rimasti truffati nell’ormai noto caso dell’illegittimo calcolo delle indicizzazioni degli interessi sui contratti di leasing.

Le conclusioni del più nero degli esercizi nella storia del ramo italiano della holding carinziana sono scritte nella relazione presentata ai soci nell’assemblea di fine luglio e di riportiamo qui alcuni stralci.

Continuità aziendale incerta. «Le circostanze in cui l’esercizio 2012 si chiude - si legge nel documento ufficiale del Cda della Hypo - indicano l’esistenza di una rilevante incertezza, che può far sorgere dubbi significativi sulla capacità della banca di continuare ad operare sulla base del presupposto della continuità aziendale. Ciononostante, dopo aver valutato tali circostanze, in considerazione della ricapitalizzazione attualmente in corso di realizzazione e dell’impegno della capogruppo a rendere disponibili i mezzi finanziari necessari per proseguire la normale operatività, si ritiene che la banca abbia adeguate risorse patrimoniali e finanziarie, per continuare l’esistenza operativa in un prevedibile futuro e, pertanto, si continua ad adottare il presupposto della continuità aziendale nella preparazione del bilancio d’esercizio chiuso al 31 dicembre 2012».

Così scrivevano gli amministratori dell’istituto e così concluse anche la Deloitte, cioè la società di revisione di Treviso chiamata a esprimere un giudizio professionale sul documento contabile.

La perdita e il “buco”. Significative anche le osservazioni al bilancio segnalate dal Collegio sindacale incaricato nell’assemblea che, il 21 marzo 2012, decise il rinnovo dell’organo di controllo e che è composto da Claudio Siciliotti (presidente) e dai colleghi Adino Cisilino e Alessandro Zanon.

«L’illegittimo calcolo dell’indicizzazione degli interessi sui contratti di leasing, “causato da manipolizioni del sistema informatico effettuate da soggetti operanti nella banca” - si legge nella loro relazione -, ha comportato un danno alla clientela stimato in 81,49 milioni di euro (interessi compresi), di cui 72,94 sono stati portati in detrazione dal patrimonio netto di apertura e 8,55 a conto economico dell’esercizio».

L’altro elemento determinante, secondo i commercialisti, riguarda proprio la «continuità aziendale», che gli amministratori «legano alla “ricapitalizzazione attualmente in corso” indicata in 55 milioni di euro, e all’“impegno della capogruppo a rendere disponibili i mezzi necessari per proseguire la normale attività” per ulteriori 30 milioni e quindi al versamento, in conto capitale, di complessivi 85 milioni, senza il cui immediato apporto tale requisito essenziale per i criteri di formazione del bilancio verrebbe chiaramente meno».

Un “salvagente” tanto più preoccupante, dopo le anticipazioni del settimanale economico “Format” sulle reali dimensioni del Piano di ristrutturazione inviato dalla holding a fine giugno alla Commissione europea. E che prevede nel 2013 una perdita di almeno 2,4 miliardi, destinati - nella peggiore delle ipotesi - a crescere fino a toccare quota 3,5 miliardi.

L’inchiesta sui leasing. Una cosa è certa: a mandare in tilt il sistema è stata la “malagestione” dell’era di Lorenzo Di Tommaso. Dell’ex direttore generale, cioè, finito sotto inchiesta insieme ad altri tre vice direttori generali e all’ex responsabile dell’Area Legal service per l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e all’usura e silurato dal Cda il 27 marzo scorso.

«Comportamenti che il Collegio sindacale - si legge ancora nella relazione - ha ritenuto consapevoli e volontari da parte di personale dirigente della banca».

Da qui, l’indicazione di un «imprescindibile complessivo riesame del sistema di controllo interno» e «la necessità di approfondire il tema delle modalità di contabilizzazione usate in passato per la rilevazione delle note di credito emesse a seguito dei ristorni alla clientela che avanzava lamentele o reclami».

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