Sul Patto di stabilità il Fvg corre da solo
UDINE. Trovare fondi inutilizzati e aprire un tavolo bilaterale sul Patto di stabilità. È la strategia della Regione per mettere i Comuni nelle condizioni di operare. Una strategia che non convince tutti i sindaci.
La Regione – ha fatto sapere ieri la presidente Fvg Debora Serracchiani aprendo i lavori del convegno dedicato a Patto di stabilità e “decreto del Fare” cui hanno preso parte numerosi amministratori e tecnici degli enti locali – si prepara ad anticipare di un mese il monitoraggio della spesa e la conseguente redistribuzione ai Comuni.
Dal 31 ottobre il confine temporale per mettere a segno l’operazione è stato ridefinito al 30 settembre dall’esecutivo che in parallelo tratta con Roma. Ascoltate in silenzio, senza concedere un applauso, le relazioni della presidente e degli assessori Francesco Peroni, Paolo Panontin e Mariagrazia Santoro, i sindaci – in “maniche di camicia” sì, ma con la testa tutt’altro che in vacanza – hanno rotto il silenzio e, facendo eco ad Anci, sono tornati a chiedere con urgenza nuovi spazi finanziari. Per 90 milioni di euro. Quindi hanno spronato l’esecutivo a battere i pugni in sede negoziale, a far valere le ragioni dell’autonomia.
Nuovo negoziato con Roma
«Abbiamo chiesto ufficialmente (al ministero degli Affari regionali) l’apertura di un tavolo bilaterale sul patto di stabilità e per la revisione del protocollo Tremonti-Tondo», ha esordito Serracchiani annunciando che in parallelo, attraverso la Conferenza delle Regioni, anche il Fvg sta avanzando una serie di proposte alternative per limare i lacci del patto di stabilità.
Serracchiani ha riferito principalmente di quattro ipotesi, che potrebbero dispiegare benefici già nel corso del 2013 sottraendo a rispetto del patto interventi in materia di edilizia scolastica, risanamento idrogeologico, co-finanziamenti europei e trasporto pubblico locale.
Fondi redistribuiti a settembre
Reduce da un “viaggio” nei Comuni che, assieme all’assessore Santoro, lo ha visto toccare con mano i problemi di circa 2/3 dei municipi del Fvg, Panontin ieri ha annunciato di voler correre ai fini della redistribuzione degli spazi.
«Dovremo tentare di essere il più veloci possibile – ha detto l’assessore alle Autonomie locali –, perché prima avremo il monitoraggio, prima saremo nella condizione di rimettere in circolo gli spazi finanziari ancora disponibili».
Accadrà, stando ai piani della Regione, entro fine settembre. Nel frattempo, annunciando una serie di misure messe a punto per far fronte alle criticità vissute dai Comuni, alcune delle quali inserite nella legge di assestamento e relative, tra l’altro, all’erogazione dei contributi per stati di avanzamento lavori, l’assessore Santoro ha invitato tecnici e amministratori a utilizzare un apposito indirizzo di posta elettronica quale collettore per ogni dubbio o domanda tecnica.
«Abbiamo chiarissimi quali sono i vostri problemi», ha concluso Panontin, spronando la folta platea «a lavorare insieme, con maggiore sinergia». Invito accolto senza esitazione da Anci, che anzi ieri, attraverso il presidente Mario Pezzetta, ha annunciato la sigla di un protocollo con Ance e Confartigianato, finalizzato proprio a rafforzare l’interlocuzione con la Regione.
I Comuni rivendicano 90 milioni
Ma il malcontento degli enti locali resta. «Non siamo contro il trattato di Maastricht, bensì alle prese con questioni molto prosaiche. La domanda che rivolgo all’assessore Peroni è: a dicembre arriveremo vivi?». Così Pezzetta, rispondendo ai rilievi mossi dall’assessore alle finanze circa l’interpretazione che diversi sindaci hanno dato alle recente sentenza della Consulta sull’insanzionabilità delle Speciali in caso di sforamento del patto.
Uno strumento in più nelle mani del Fvg a giudizio dei primi cittadini. Non secondo la Regione, come chiarito ieri sia da Peroni sia dalla presidente secondo cui «non significa che le Speciali non sono tenute a pagare, ma solo che le sanzioni debbono essere definite attraverso accordi specifici».
Pezzetta è tornato a chiedere nuovi spazi finanziari e un monitoraggio avanzato. «Dobbiamo evitare – ha detto il presidente dell’Anci – che si riproduca quanto accaduto a fine 2012, quando la Regione ha scoperto d’aver debiti in più per 215 milioni e ci ha chiesto di frenare la spesa con l’effetto che abbiamo dissipato 81 milioni di spazi».
L’amarezza dei sindaci
Alcuni sono intervenuti in coda al convegno e non hanno nascosto la propria rabbia per una situazione che mette in difficoltà enti locali e imprese. «Ispiriamoci alla gestione post-sisma – ha detto Dario Angeli di Remanzacco – e “fasin di bessôi”. Il “decreto del Fare” non ci ha dato risposte e oggi non ho capito come la Regione intenda far valere la Specialità, come pensi di liberare risorse».
«Che servono subito – ha aggiunto il gemonese Paolo Urbani –, siamo nell’emergenza. Ci servono 90 milioni di spazi ora e non a fine anno, quando anzi rischierebbero di produrre un danno a immagine di quanto accaduto nel 2012, con 80 milioni di euro bruciati per eccesso di prudenza o peggio, per la pesantezza degli apparati, visto che trequarti si riferiscono a Comuni capoluogo e a Province».
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