Sul prato “celeste” fra preghiere e curiosi

Di Vittorio Spolverini e dei suoi “contatti” verbali con la Vergine, a Gorizia si comincia a parlare in una giornata uggiosa di fine settembre. La notizia piomba nella redazione goriziana del Messaggero Veneto, tra curiosità e un velo, neppure tanto sottile, di incredulità. Da quel giorno ha inizio una vera e propria processione di cronisti sul campo alla periferia della città in cui l’ex fotografo sostiene di vedere la Madonna.
E’ un prato a poche decine di metri dalla sponda destra dell’Isonzo. Vittorio Spolverini si presenta puntuale, in giacca e cravatta, intorno alle 13.30. Un’ora dopo si inginocchia e sbarra gli occhi in un punto preciso del cielo. Dopo tre minuti di trance, ritorna in sè. E da quel momento parla a ruota libera, racconta ciò che gli appena riferito, a suo dire, la Vergine. E’ un rituale che si ripeterà, puntuale, per diversi mesi. Nemmeno l’inverno ferma il veggente. E con il trascorrere dei giorni sul quel campo la gente accorre sempre più numerosa. Si stringe in preghiera, ascolta Dani e prega ancora.
C’è chi viene convinto che quello di Spolverini sia un vero “incontro”. Molte donne si rivolgono a lui quasi fosse un sacerdote. Altri, invece, approdano su quello che è diventato il “prato celeste” spinti da pura curiosità o, peggio, da un sentimento di scherno nei confronti dell’ex fotografo. Lui affronta tutti, quelli che chiama fedeli e anche gli increduli. «Vedrete - tuona in più di un’occasione - alla fine tutti dovrete ricredervi e pregherete al mio fianco. La Madonna vi perdonerà».
A ottobre Dani chiede udienza all’arcivescovo Bommarco. Vuole che i suoi “dialoghi” con la Vergine escano dai confini che giudica ormai ristretti di quel prato ai lati dell’Isonzo e trovino ospitalità nella centralissima chiesa di Sant’Ignazio. L’incontro con il presule dura poco più di mezzora. Spolverini non riesce nel suo intento. Anzi, l’arcivescovo lo invita a desistere da quelle che non ritiene affatto visioni divine. Ma lui non ci sta. Esterna la sua rabbia e torna a frequentare, ogni giorno, il campo che costeggia lo stradone della Mainizza.
Fino a quando, qualche tempo dopo, acquista un terreno di fronte e vi insedia un giardino con tanto di chiesetta, siepi ornamentali, statue e immagini della Vergine. Il suo “tempio” dedicato alla Madonna.
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