Svendita forzata e al Mercatone Uno scatta lo sciopero

REANA DEL ROJALE. Il magazzino è stato svuotato negli ultimi due giorni. Da vendere non resta che la mostra e davanti alla prospettiva di ritrovarsi con gli scaffali del negozio a loro volta deserti, 37 lavoratori del Mercatone Uno di Reanai hanno incrociato le braccia.
Lo sciopero s’è protratto per l’intera giornata di sabato e potrebbe - lo decideranno all’ultimo minuto - proseguire domenica. La preoccupazione per il futuro del punto vendita friulano e per i suoi 40 posti di lavoro è cresciuta in modo febbrile nelle ultime ore.
Alimentata dall’autorizzazione del tribunale di Bologna al gruppo Mercatone per una campagna di svendite calata su soli 34 dei quasi 80 negozi sparsi in Italia. E dunque vissuta dai dipendenti come l’annuncio di prossima chiusura. «Come possiamo andare avanti col magazzino vuoto e il negozio che in breve lo sarà a sua volta?», si sono chiesti ieri i lavoratori davanti al punto vendita di via Nazionale, spiegando le loro ragioni ai tanti clienti che si sono dovuti fermare di fronte alle serrande abbassate.
«A oggi si parla di alleggerimento dei magazzini per fare liquidità, ma non siamo stupidi. In queste condizioni non arriveremo lontano, a fine mese rischiamo di chiudere», ha denunciato Patrizia Tremul, che a Reana lavora da 15 anni. Per dar voce alla loro rabbia i colleghi hanno scelto lei, che del punto vendita di Reana può raccontare tutto.
«Ero qui nel 2001 quando fu aperto – ha detto –. Il negozio l’ho visto nascere, ho montato scaffali e lavorato domeniche e festivi senza mai dire no. Qui è la nostra casa e oggi ci sentiamo spogliati, impotenti». L’orario di lavoro è stato ridotto in modo importante considerato che dalle 38 ore previste dal contratto i 40 dipendenti friulani di Mercatone oggi ne lavorano 20, coperti in parte dal contratto di solidarietà «che però percepiamo da gennaio, da quando cioè l’azienda ha smesso di anticiparlo», ha aggiunto Tremul, ricordando le tante difficoltà che una così consistente riduzione del reddito produce su famiglie con figli e mutui.
Al fianco dei lavoratori sono rimasti i rappresentanti sindacali, pronti a dar battaglia il primo aprile al tavolo del Mise. «Pretenderemo sia fatta chiarezza sui 34 negozi interessati dalle svendite», hanno detto Athos Di Stefano (Fisascat Cisl) e Francesco Buonopane (Filcams Cgil) chiedendo rispetto: «Ci trattano come numeri, ma siamo persone e pretendiamo di conoscere la verità».
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