Sweet schiacciata da 19 milioni di debiti
GORIZIA. Debiti per oltre 19 milioni: 19.120.588,09 euro per la precisione. Si delineano con maggiore chiarezza i contorni del fallimento della “Sweet spa”, azienda creata da Fabrizio Manganelli. La cifra emerge con chiarezza nella relazione alla richiesta di concordato preventivo (poi cassata), firmata dal commercialista udinese Giuliano Bianco: un documento molto circostanziato di cui siamo venuti in possesso. I debiti accertati al 22 maggio scorso sono così suddivisi: debiti in prededuzione ammontanti a 533.642,18 euro; debiti ipotecari equivalenti a 8.129.147,45 euro; debiti privilegiati 1.839.626,60 euro e debiti chirografari 8.614.168,86. Ciò porta a una cifra complessiva di 19 milioni 120mila 588,09 euro.
Una cifra indubbiamente consistente. Ma c’è un’altra parte della documentazione che è molto interessante: è intitolata “Storia della società, origini e cause della crisi”. Sweet spa era un’azienda specializzata nella produzione di ovetti di cioccolato con sorpresa.
Venne costituita nel 1994 da Fabrizio Manganelli e rappresentava il continuum di un’esperienza nel settore dolciario iniziata nelle aziende di famiglia (Ilcea sas e Dolceitalia srl). Nel ’96 venne costruito il primo lotto dello stabilimento di via Gregorcic nel quale venne realizzato un innovativo processo che consentiva la produzione di ovetti bicolore con forma esclusiva e tecnologia di “stampa a freddo” che permetteva la realizzazione di prodotti perfetti e di spessore uniforme senza l’inconveniente della capsula della sorpresa attaccata al cioccolato.
La crescita, si legge nel documento, fu talmente imperiosa che la Sweet diventò il secondo produttore di settore dopo il gruppo Ferrero/Kinder. Nell’ultimo periodo l’azienda ha visto una distribuzione commerciale essenzialmente concentrata sui mercati esteri (nord Europa e nord Africa soprattutto) e sulla grande distribuzione organizzata, con un rapporto preferenziale con la catena tedesca Lidl.
In precedenza, sino al 2008, prevaleva il mercato italiano in virtù di una partnership commerciale e societaria avviata agli inizi del 2000 con il gruppo “Giochi preziosi” tramite la “Dolci preziosi srl”. Sono stati i momenti migliori per la Sweet: negli anni dal 2003 al 2005, al top del regime produttivo, la società produceva oltre 70 milioni di pezzi l’anno (scesi a 45 milioni nel biennio 2010-2011) con importanti prospettive di sviluppo
. È in quel periodo che vennero pianificate decisioni d’investimento di ampia portata, come il raddoppio delle linee produttive e la costruzione del nuovo immobile ad uso deposito e logistica. Il sodalizio con la “Dolci preziosi” si ruppe però di lì a poco «con pesanti effetti commerciali, posto che il gruppo Preziosi - testuali parole del curatore fallimentare - ha trasferito l’approvvigionamento su altri impianti, obbligando nel contempo la società a dotarsi di una rete commerciale autonoma».
In tale contesto, Fabrizio Manganelli decise di acquistare la partecipazione di Sweet detenuta dal gruppo Preziosi che trasferì alle controllate “Fabrizio Manganelli spa” e “Fa.Ma. srl”.
E proprio la cessazione del rapporto con Giochi preziosi coincide con il lento declino della società che oggi è stata dichiarata fallita nei giorni scorsi.
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