«Tagliamento in secca, una diga a Ospedaletto»

GEMONA. Il fiume Tagliamento è stato di stato di nuovo messo artificialmente in asciutta, nel tratto a valle della Presa del Consorzio Bonifica Ledra-Tagliamento (Ospedaletto), per quasi 5 km fino a Peonis. Di fronte al fatto, che porta con sé anche l’azzeramento di ogni forma di vita, si avanza una proposta: creare un bacino artificiale a Ospedaletto che possa ovviare a questa situazione, pur garantendo l’utilizzo dell’acqua al consorzio durante tutto l’anno. La denuncia-proposta è fatta da Claudio Polano, già consigliere dell’Ente Tutela Pesca, che segnala il grave ritardo nell’applicazione del Minimo Deflusso Vitale ai corsi d’acqua sottesi della Regione. «Noi pensavamo che la legge regionale 28/2001, conosciuta come “salva fiumi”, fosse un punto importante per il rispetto degli ecosistemi fluviali e per un uso plurimo della risorsa acqua - spiega Polano -. Ma la delusione è arrivata a breve con le sentenze del Tribunale Superiore delle Acque di Roma, che ha cassato le delibere dell’Autorità di Bacino che l’aveva applicata, determinando la conseguente vittoria dei vari derivatori». Secondo l’ex consigliere dell’Ente, oggi è necessario che la materia venga ripresa nelle sedi competenti, alla luce dell’uso plurimo della risorsa, dando ad ognuno dei beneficiari la giusta soddisfazione. «Veder azzerata ogni forma di vita nel grande fiume non dovrà più accadere. Lo stesso dicasi dei numerosi torrenti e rii della nostra montagna, già pesantemente captati» tuona Polano, convinto che sia necessaria una moratoria per verificare la sostenibilità delle decine di richieste di derivazione di altrettanti corsi d’acqua, tuttora presentate in Regione. Derivazioni che finirebbero per prosciugare tutto ciò che è sfruttabile per fini idroelettrici, a vantaggio prevalente dei privati. Accanto alla protesta, però, Polano associa una proposta: «Perché non creare ad Ospedaletto, prolungando fino alla sponda di Bordano l’attuale sistema di chiuse, un bacino artificiale in grado di trattenere parte dell’acqua del fiume in primavera e in autunno? L’acqua del bacino potrebbe essere innanzitutto usufruita dal Consorzio tutto l’anno e nella giusta quantità, restituita al fiume stesso nei periodi siccitosi. Così facendo, tramite una adeguata scala di rimonta per la fauna ittica, dovrebbe scorrere sempre il minimo deflusso vitale, necessario a far sì che la continuità fluviale non venga mai interrotta». Nello specifico, il Consorzio potrebbe sempre contare sui suoi 18/20 mc/ sec. che attualmente deriva per la finalità irrigua ed idroelettrica, senza contare che quest’area, di circa 70 ettari, potrebbe diventare anche un bacino per la produzione di energia elettrica, di laminazione delle piene nonché un’importante zona per l’avifauna locale e di sosta per quella migratoria.
Giusy Gubiani
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto