Tangenti nella sanità, una perquisizione anche a Roveredo

PORDENONE. C’è anche un rivolo pordenonese, nel fiume investigativo sulle tangenti nella sanità, che ha trovato la sua foce nella procura della Repubblica presso il tribunale di Trento.
Mentre dalle agenzie di stampa rimbalzavano le prime notizie sugli arresti, le misure cautelari e le mazzette portate alla luce da un lavoro congiunto di polizia e carabinieri, i militari dell’Arma appartenenti al Noe di Udine erano al lavoro in un’azienda di Roveredo in Piano.
Obiettivo perfezionare il sequestro di beni collegati, secondo l’impostazione d’accusa, a uno degli indagati, un tecnico dell’ospedale di Merano. È proseguendo gli accertamenti su quest’ultimo che gli uomini dell’Arma si sono accorti di quei materiali depositati, per lavori di manutenzione, all’interno di un’azienda della destra Tagliamento. Di qui il blitz di ieri, durato dalle 4 di notte sino a circa le 13.
Vale subito la pena di precisare che allo stato non risultano indagati nè il titolare nè i soci dell’azienda roveredana, che opera nel settore della fornitura e dell’assistenza nell’ambito degli apparati elettromedicali. C’è un centro assistenza, ci sono laboratori e locali in cui ora il materiale al centro del provvedimento di sequestro (una poltrona, lampade, carrelli, una decina di pezzi in tutto, che gli inquirenti stanno cercando di capire se il tecnico facesse sparire e poi rivendesse) è delimitato ed è rimasto a disposizione della magistratura.
La fase esecutiva dell’inchiesta, che risale al 2016, è scattata all’alba di ieri. I carabinieri del Noe di Trento e la squadra mobile dello stesso capoluogo hanno dato esecuzione a sette ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e a due misure cautelari di divieto di contrattare con la pubblica amministrazione nei confronti di due società: la Tecno Service srl, con sede a Roma, e la Heka srl, con quartiere generale a Trapani. Numerosi anche i sequestri di beni e le perquisizioni.
Le misure cautelari sono state emesse dal gip di Trento a carico di appartenenti a un’organizzazione che la procura ritiene da tempo stesse operando ai danni della dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige. Le esecuzioni dei provvedimenti sono state eseguite in Trentino Alto Adige, Lazio, Emilia Romagna e Lombardia, in collaborazione con le squadre mobili e i comandi provinciali carabinieri di Roma, Bolzano, Mantova, Pordenone e Brescia.
Quaranta i capi di imputazione contestati alle 7 persone arrestate: un tecnico con qualifica di responsabile tecnico dell’ospedale di Merano; un dirigente presso la farmacia dell’ospedale di Merano; un tecnico dell’ospedale di Bolzano; un professionista trentino; il direttore tecnico e operativo di una multinazionale con sede a Roma specializzata nelle forniture elettromedicali; un dipendente della medesima multinazionale e un libero professionista mantovano, tutti con l’accusa di essersi associati al fine di commettere i reati di rivelazione del segreto d’ufficio, turbata libertà degli incanti, frode in pubbliche forniture e corruzione aggravata.
Nei confronti della Tecno Service e della Heka, ritenute società di comodo costituite per la gestione degli appalti, sono stati invece notificati i provvedimenti di divieto di contrattare con la pubblica amministrazione.
L’accusa è convinta che l’organizzazione, attraverso società intestate a prestanome e per mezzo di imprenditori specializzati nella commercializzazione di materiale elettromedicale, con la connivenza dei dipendenti dell’azienda sanitaria, riuscisse a gestire e pilotare le forniture di ricambi elettromedicali e altri materiali.
Secondo la procura, i dipendenti dell’Azienda sanitaria inviavano, tramite l’imprenditore trentino, a Tecno Service o a Heka le offerte economiche ricevute dalle ditte invitate a partecipare alle gare affinché poi potessero offrire una cifra più bassa rispetto ai concorrenti e aggiudicarsi la commessa.
Da quanto emerso nel corso delle attività, Tecno Service e Heka, oltre a vincere la gara, in forza di tale fraudolento meccanismo, il più delle volte non consegnavano il materiale o lo consegnavano in misura minore rispetto a quanto previsto in fase di aggiudicazione, di fatto massimizzando così i propri profitti a discapito della sanità altoatesina.
I referenti dell’Azienda sanitaria, sempre secondo l’accusa, erano destinatari di gran parte dei profitti derivati dai reati, mentre il resto del denaro era destinato all’imprenditore trentino e alle ditte aggiudicatarie.
Nel contesto delle investigazioni, l’imprenditore trentino – vero e proprio anello di congiunzione tra i soggetti che operavano nella capitale e i dipendenti dell’Azienda Sanitaria – nei giorni scorsi è stato fermato dagli investigatori, mentre faceva rientro da Roma con in tasca 20 mila euro, parte della tangente ricevuta a Roma da un imprenditore locale e destinata al responsabile tecnico dell’ospedale di Merano.
Copioso il materiale documentale rinvenuto nelle perquisizioni, ora al vaglio per il prosieguo delle indagini.
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