Tanti messaggi di cordoglio per Fabio Pasquariello: «Rispettoso e competente»

Il racconto dell’amico Sanson: «Parole di considerazione anche da chi stava dall’altra parte» L’ex procuratore Buonocore: «Ha costruito la propria autorità facendosi stimare e ammirare» 
Christian Seu



Il valore di un investigatore non si misura soltanto nell’acume, nella capacità di essere sempre e comunque un passo avanti. Le doti umane non sono un optional. L’equità, il tatto, l’eleganza sono tratti che distinguono un buon inquirente da un grande detective. Categoria alla quale senz’altro apparteneva Fabio Pasquariello. Ed è sintomatico che tra i tanti messaggi di cordoglio arrivati in queste ore a familiari e colleghi più di qualcuno sia stato inviato da soggetti che sono stati dall’altra parte della barricata, “nemici” per qualche mese o qualche settimana, del tenente colonnello dei carabinieri morto prematuramente nella serata di martedì, mentre si trovava a cena in un ristorante a Caltanissetta, dove da alcuni anni rivestiva l’incarico di capo ufficio comando del comando provinciale dell’Arma.

A confermare l’onore delle armi reso da alcuni ex criminali che Pasquariello aveva contribuito ad assicurare alla giustizia è Edi Sanson, carabiniere in congedo e a lungo collega dell’investigatore: «Credo sia la dimostrazione di come Fabio fosse sempre al di sopra di ogni sospetto: anche nell’esecuzione di un arresto, che nei fatti significa privare qualcuno della libertà, era limpido, elegante, competente. Ha lasciato il segno nel nostro ambiente e non solo e da quasi tutti ha ottenuto il rispetto».

Sanson è uno dei colleghi ai quali Pasquariello era rimasto più legato: «Ci eravamo conosciuti nel 1988 a Lignano, quando il Nucleo investigativo di Udine mandava alcuni uomini a dare manforte ai carabinieri della stazione della località balneare – racconta –. Poi proprio al Nucleo abbiamo lavorato assieme, condividendo tante indagini, tanti inseguimenti, tanti viaggi di lavoro: per me è sempre rimasto, da allora, il mio capitano, e Fabio mi correggeva divertito a ogni avanzamento di grado».

Sanson e Pasquariello si erano sentiti l’ultima volta lunedì: «Avevamo parlato del futuro, del suo coinvolgimento nell’associazione che ho ideato e che si occupa dei diritti: ne avremmo dovuto parlare a breve, mi sarebbe piaciuto coinvolgerlo in particolare per la sua capacità di parlare ai più giovani».

Altro fraterno amico è il luogotenente Nerio Loise, dal 2010 alla guida della stazione dei carabinieri di Lignano Sabbiadoro: «Ricordo perfettamente il giorno in cui ci siamo conosciuti – riannoda il nastro dei ricordi –. Era il 25 maggio 1987, Fabio arrivò da vicebrigadiere per succedermi come vicecomandante della stazione, incarico che ricoprì prima di essere trasferito al Nucleo investigativo di Udine». Gli albori di un’amicizia vera e propria: «Abbiamo iniziato a frequentarci, assieme alle famiglie: ho avuto il privilegio di fare da padrino al battesimo di Marco, figlio di Fabio», aggiunge Loise, che racconta poi un retroscena di una delle indagini che diedero più di altre la misura della statura investigativa di Pasquariello, quelle legata al duplice omicidio dei coniugi Burgato, consumato a Lignano nell’estate di dieci anni fa.

«Fabio fu il primo collega al quale mi rivolsi: e lui, sfruttando anche la nuova sede della stazione di Sabbiadoro, si trasferì armi e bagagli qui fino a indagine conclusa. La sua presenza, così come la capacità dell’allora sostituto procuratore (oggi procuratore aggiunto) Claudia Danelon, furono uno sprone decisivo per permetterci di risolvere il caso e assicurare alla giustizia i responsabili di quel delitto», ricorda Loise, a cui resta un rimpianto: «Ci siamo sentiti per l’immancabile scambio d’auguri il giorno di Natale, con la promessa di organizzare quella rimpatriata che ci sfuggiva per le note ragioni da almeno due anni».

Sceglie una citazione per ricordare Pasquariello l’ex procuratore aggiunto di Udine, Giancarlo Buonocore, che nella sua lunga esperienza da magistrato in Friuli ha sovente collaborato con l’ufficiale dei carabinieri: «Credo che Pasquariello fosse l’impersonificazione perfetta di un grande aforisma di Roger Caillois: “La sola autorità stabile è quella che costringe con l’esempio e che si fonda sulla stima e l’ammirazione”. Era costantemente il primo a mettersi in gioco, ad attivarsi, dotato di un intuito investigativo che per certi versi ricordava quello degli ambienti clinici. Risulta perfino banale dire che è stato un collaboratore validissimo: direi che è stato qualcosa in più, un amico, con il quale ci siamo sempre confrontati con grande stima e senza troppi giri di parole. La sua scomparsa rappresenta una grande perdita per l’Arma, ma soprattutto per la famiglia e i suoi affetti», conclude. —

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