Tanti, troppi misteri nella morte di Elia

TRAMONTI DI SOPRA. È stato ritrovato ieri mattina senza vita, dopo quattro giorni di ricerche, Elia Pellegrinuzzi.Per quanto sia chiaro che a provocare la morte sia stato un evento accidentale, rimangono ancora molti i misteri.
Il 29enne tecnico informatico maniaghese giaceva, riverso su un fianco, in una radura in località Chiarzuela, a metà del ripido costone sopra il torrente Silisia, dove era andato a pescare, mercoledì, con il padre Giuseppe. È stata un’unità cinofila del Soccorso alpino di Maniago a fiutarlo, ieri mattina intorno alle 10: era impossibile vederlo a causa della fitta vegetazione.
La testa di Elia era sotto un cespuglio, a faccia in giù. Il giovane era scalzo: le sue scarpe, sfilate, erano appoggiate a un paio di metri di distanza dal corpo. Poco distanze un pezzo della sua canna da pesca.
Nelle vicinanze dello spiazzo, di circa dieci metri quadrati, sul quale si erge un traliccio dell’alta tensione, non c’erano segni di caduta o scivolamento. Ma il maltempo dei giorni scorsi potrebbe averli cancellati.
La radura in cui il 29enne maniaghese è stato rinvenuto è circondata da dirupi, difficilmente percorribili senza l’attrezzatura alpinistica. Una trentina di metri più in alto, corre la strada che da Chievolis porta alla cava sulla diga di Cà Selva, dove era stato allestito il campo base dei soccorritori. Dalle ecchimosi sul corpo, si presume che il giovane fosse morto da qualche giorno. Forse proprio il giorno stesso della scomparsa.
«Siamo passati nelle vicinanze della radura più volte – raccontano i soccorritori – se fosse stato vivo avrebbe gridato aiuto e l’avremmo sicuramente sentito».
Sarà però l’ispezione esterna sulla salma, disposta per questa mattina all’obitorio di Maniago, a fare luce sulle cause e sulla data del decesso. E, se così non fosse, potrebbe rendersi necessaria anche l’autopsia.
Una delle ipotesi è che il giovane abbia perso l’equilibrio mentre tentava di risalire, al termine della battuta di pesca, lungo il crinale, piuttosto scosceso, e che sia scivolato.
Lo farebbe supporre la posizione, girata e con il capo rivolto verso valle, in cui è stato trovato il corpo e la zona impervia. La domanda che si pongono gli inquirenti è, però, che cosa abbia provocato la perdita di equilibrio.
Nessuna ipotesi viene esclusa: il giovane potrebbe aver messo un piede in fallo, forse a a causa dell’oscurità, oppure potrebbe aver subito uno shock anafilattico, a causa del morso di una vipera.
Oppure il 29enne maniaghese potrebbe essere stato colto da sfinimento o da un malore, dopo aver vagato a lungo nei boschi per ritrovare il sentiero verso l’automobile.
L’ipotesi della caduta non collima con il particolare delle scarpe sfilate: sembrerebbe quasi che il giovane se le sia tolte da solo, per poi andare ad adagiarsi sotto il cespuglio.
Che cosa sia successo esattamente mercoledì a Elia lo stabilirà con certezza solo il medico legale, che questa mattina effettuerà i primi esami. In ogni caso, la causa della morte è accidentale.
Le indagini sono affidate ai carabinieri di Meduno, ai comandi del maresciallo Riccardo Marchionni che, ieri mattina, era con i suoi uomini a Chiarzuela.
Le operazioni di recupero della salma sono state ostacolate dai fili elettrici dell’alta tensione: l’elicottero della protezione civile non ha potuto atterrare nelle vicinanze, così il corpo è stato recuperato a mano dai volontari del soccorso alpino. Quindi è stato trasportato all’obitorio dell’ospedale di Maniago, a disposizione della magistratura.
Al campo base allestito nella cava vicino alla diga di Cà Selva i familiari e gli amici di Elia Pellegrinuzzi attendevano, da quattro giorni, con trepidazione, l’esito delle ricerche, cominciate mercoledì sera alle 21.
A lanciare l’allarme era stato il padre Giuseppe. Lui e il figlio si erano separati per scegliere ciascuno la pozza dove lanciare l’amo, lungo il torrente Silisia. Al momento di rientrare, il padre non aveva più trovato traccia del figlio. Aveva gridato più volte il suo nome, senza ricevere risposta.
Subito era scattata la mobilitazione generale: soccorso alpino, vigili del fuoco, guardia di finanza, forestale, carabinieri hanno presidiato la Val Tramontina. Alle ricerche si sono uniti decine di amici e familiari. Con la speranza di poter riabbracciare Elia. Fino al tragico epilogo.
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