Tassa rifiuti, stangata alle famiglie numerose
PORDENONE. Il Governo si prepara far uscire dalla porta Imu e Iva facendo rientrare dalla finestra la Ics (imposta comunale sui servizi) che fin dal nome si presenta come un’incognita, mentre il Comune deve licenziare la Tares e i suoi dolorosi aumenti: fino al 300 per cento per le attività produttive. Il Comune prevede di incassare quest’anno 7,3 milioni di euro, contro i 6 della Tarsu 2012. Ma, come ha spiegato il consulente dell’amministrazione, Gotti, il salto è così alto solo perché è stato rinviato nel tempo: «Pordenone si trova ad affrontare oggi – ha detto – quello che altri Comuni (quelli che, anche in provincia, hanno optato per la Tia) hanno già affrontato anni fa».
Gli effetti. La nuova tassa (che sostituisce la Tarsu) «è di fatto una patrimoniale sulla casa» dice con schiettezza l’assessore Flavia Rubino. Va applicata in modo diverso tra utenza domestica e non domestica, ma per entrambe le fattispecie c’è una parte variabile e una parte fissa. Nel caso delle famiglie, rispetto alla Tarsu, non conta più solo la superficie dell’abitazione, ma anche il numero di componenti. Questo perché il principio della Tares è – o meglio dovrebbe essere - che chi più produce più inquina e quindi deve pagare di più. Non a caso sopra i quattro membri, una famiglia a parità di superficie arriva a pagare anche il doppio. Per lo stesso principio, a parità di metratura, le attività produttive che hanno maggior produzione di rifiuto subiscono incrementi esorbitanti. «Un albergo con ristorante produce 13,5 chili a metro quadro di rifiuti – ha spiegato l’assessore Nicola Conficoni ai consiglieri -, un pub 42 chili, un bar 32 chili a metro quadro».
Come si calcola. Il passaggio da un sistema patrimoniale a uno solo in parte tariffario, prevede un calcolo formato da tre parti: una fissa (legata appunto ai metri quadri), una variabile in cui l’amministrazione ha cercato di applicare, per quanto possibile coefficienti di riequilibrio (sul modello applicato a Treviso e Padova) che vadano incontro a famiglie numerose e imprese (anche se qui è stato più difficile perché le categorie sono molto più articolate). La terza parte è costituita dalla gabella di 0,3 euro a metro quadro che lo Stato chiede per sé.
Utenze domestiche. Per le famiglie gli aumenti medi, stando a una simulazione su abitazione che vari da 80 a 120 euro metro quadro, varieranno dai 50 ai 100 euro. L’impennata si avrà con l’aumento dei componenti del nucleo familiare. Un tema non secondario visto che i nuclei con un più alto numero di componenti sono quelli formati da cittadini stranieri, spesso famiglie monoreddito. Questo aumenta i rischi di aumento della morosità.
Imprese. Contrariamente a quanto avveniva con la Tarsu, dove le categorie in cui rientravano le imprese erano poche e dove il costo a metro quadro arrivava a sfiorare al massimo i cinque euro a metro quadro, con la Tares lo Stato – e il Comune non ha potuto fare altro che adeguarsi – ha istituito 30 categorie dettagliate al punto che per esempio le pizzerie al taglio non sono assimilate alle altre pizzerie. E così chi vende al taglio pagherà, come ortofrutta e pescherie, più di 24 euro al metro quadro mentre le pizzerie – come ristoranti, osterie e pub – pagheranno poco più di 18 euro. Rincari, in entrambi i casi, elevatissimi in termini percentuali. Tra i paradossi della Tares, nonostante i coefficienti dell’amministrazione, c’è il fatto che le banche addirittura pagheranno meno: 10 centesimi in meno a metro quadro.
Smaltimento. Se ora le categorie si trovano a pagare moltissimo, per anni hanno beneficiato di tariffe comunque “sotto mercato” se si pensa a quanto siano saliti i costi dello smaltimento. L’amministratore di Gea, Luca Mariotto, nel rispondere a Emanuele Loperfido, ha anticipato che i contributi Conai per il 2013 saranno 240 mila euro, ma che i risparmi che la raccolta differenziata porta, non hanno a che fare solo con la valorizzazione dei rifiuti. «Bisogna considerare risparmi del mancato smaltimento. La ragione per cui siamo passati al porta a porta del secco è dovuto alla mancata apertura di un nuovo lotto della discarica – ha ricordato -. Nel frattempo siamo passati da 25 euro a tonnellate per il costo dello smaltimento a 160 euro a tonnellata, tariffario regionale. Senza differenziata gli aumenti sarebbero stati devastanti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto