Tasse, liquidità e aziende a rischio: ecco come le partite Iva possono gestire l'emergenza coronavirus [La guida]

L'associazione dottori commercialisi del Triveneto risponde alle domande: dal pagamento delle tasse all'indebitamento, ai contributi a fondo perduto

Il presidente triveneto dell’Associazione dei Dottori commercialisti, Claudio Zago, analizza le misure economiche per superare la crisi da Covid-19

1) Con la crisi sanitaria le aziende devono pagare le tasse?

Il decreto “Cura Italia” stabilisce la sospensione dei versamenti tributari e contributivi scaduti lo scorso 16 marzo, per la generalità delle imprese e dei lavoratori autonomi, fino al prossimo 16 aprile, mentre gli adempimenti tributari sono stati prorogati al 30 giugno. 

2) Che indennità sono state date ai lavoratori?
 
Alla generalità dei lavoratori dipendenti del settore privato è stata concessa la cassa integrazione, mentre per i lavoratori autonomi: commercianti, artigiani e professionisti è stata disposta un’indennità una tantum di 600 euro.
 
3) Cosa stabilisce il decreto legg Liquidità?
 
Il nuovo decreto legge in vigore dal 8 aprile agisce in due direzioni: da un lato, favorisce il finanziamento di tutte le imprese e i lavoratori autonomi, attraverso il sistema bancario, fornendo la garanzia diretta o indiretta dello Stato per una durata fino a 72 mesi, con la possibilità di avvalersi di un preammortamento della durata di due anni e costi delle garanzie molto contenuti rispetto a quelli precedenti all’introduzione della misura. Dall’altro, il decreto introduce la sospensione dei versamenti tributari e contributivi in scadenza il prossimo 16 aprile e 16 maggio con rinvio al 30 giugno, ma subordinata alla dimostrazione di un calo di fatturato rispetto ai medesimi periodi dello scorso anno.
 
4) Quanti soldi ha messo il Governo?
 
Nel Cura Italia sono stati stanziati 35 miliardi di risorse, sono serviti per la cig e le indennità alle partite iva, poi altre risorse sono andate alla sanità Inoltre sono state attivate garanzie per 350 miliardi per le imprese. Con il Dl Liquidità sono state aumentate le garanzie per altri 400 miliardi, quindi le garanzie coprono ipoteticamente finanziamenti per 750 miliardi. Quindi si tratta di garanzie prestate: lo Stato, direttamente o indirettamente, si è accollato il rischio dell’eventuale mancato rimborso dei finanziamenti dalle imprese. Allo stesso modo la sospensione dei versamenti tributari comporta per lo stato solo un differimento dell’incasso.
 
5) A fine epidemia imprese con poco fatturato e molti debiti?
 
Il calo del fatturato è già evidente in tutta la sua drammaticità, soprattutto per determinati settori: come turismo e indotto per esempio, ed il maggiore indebitamento sarà perciò inevitabile. E’ necessario quindi che le imprese possano riaprire quanto prima, garantendo la massima sicurezza per i lavoratori, favorendo così al più presto il rilancio economico indispensabile per onorare il maggior debito assunto.
 
6) Non si poteva agire con misure a fondo perduto?
 
L’emergenza sanitaria ha determinato una crisi economica di cui le imprese sono evidentemente incolpevoli. Per questo erogazioni a fondo perduto alle imprese, che prima dell’emergenza sanitaria non evidenziavano segnali di crisi, proporzionate ai cali di fatturato registrati, avrebbero rappresentato una soluzione auspicabile e certamente avrebbero garantito una ripresa più veloce ed efficace. Sebbene le misure intraprese vadano in un’altra direzione, l’obiettivo primario deve essere quello di favorire la ripresa economica. Soltanto la ripresa economica infatti è in grado di innestare risorse per alimentare i diversi settori.
 
7) Quante aziende rischiano di scomparire?
 
E’ difficile ipotizzare un numero, ma è certo che molte imprese, soprattutto di piccole dimensioni, andranno in crisi e saranno costrette a chiudere. E’ prevedibile ipotizzare che nel medio periodo ci saranno diverse chiusure per fallimento o per altra causa. Non a caso, i recenti decreti hanno disposto la sospensione della presentazione delle istanze di fallimento fino al 30 giugno, mentre l’introduzione delle nuove misure che ridefinivano la crisi d’impresa è stata posticipata di un anno, a settembre 2021. Questo perché le crisi di impresa inevitabilmente aumenteranno e dovranno essere governate con maggiore tolleranza.
 
8) Quali criticità vede nei provvedimenti?
 
Le misure prese sono troppo timide e poco coraggiose soprattutto nei confronti delle imprese e del lavoro autonomo, dato che, a parte il contributo dei 600 euro una tantum, non ci sono altre forme di ristoro finanziario dei danni conseguenti alla pandemia sanitaria. Inoltre l’Inps poteva erogare direttamente l’indennità visto che conosce esattamente chi ne aveva diritto e con quali eccezioni, tipo i percettori già di una pensione.
 
9) Come si poteva fare meglio?
 
Si sarebbe potuto prevedere l’erogazione ponderata di contributi a fondo perduto per le imprese e di indennità mensili per i lavoratori autonomi. Questo avrebbe permesso di risarcire parzialmente del danno incolpevole subito dalla chiusura forzata, far partire il volano e anticipare il più possibile la ripresa economica. Inoltre per quanto riguarda la sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari, si sarebbe dovuto spostare per tutti la proroga delle scadenze al 30 settembre, anziché al 30 giugno come invece previsto. In una situazione come quella attuale in cui il fattore tempo è determinante, è inoltre auspicabile una maggiore semplificazione per quanto riguarda la concessione dei finanziamenti, istruttorie semplici, rapide e meno onerose possibili.
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