Tav, un altro commissario finisce nel mirino del Pd
UDINE. Il commissario straordinario della Tav di Tondo nel mirino del centro sinistra. Mentre il presidente Debora Serracchiani ieri ha incontrato il presidente del Veneto Luca Zaia per parlare proprio di infrastrutture e della velocizzazione della Venezia-Trieste, a Roma il senatore Lodovico Sonego ha portato sulla graticola del ministro Maurizio Lupi, con un’interrogazione (sottoscritta anche dal senatore Claudio Pegorer), proprio il commissario dell’alta velocità per il Nordest.
Sonego, riferendosi all’attività del commissario della Tav Bortolo Mainardi che a suo avviso avrebbe messo in discussione gli accordi sul tracciato della ferrovia Alta velocità-Alata capacità Portogruaro-Trieste definiti nel corso del decennio 2003-2013 (e quindi quelli presi dalla Regione sia con Sonego che con Riccardi assessore), aveva chiesto al ministro Maurizio Lupi se il commissario Mainardi avesse titolo a compiere rilevanti scelte strategiche nella localizzazione delle opere della ferrovia Av-Ac, soprattutto senza coinvolgere la Regione.
La risposta di Lupi è stata: «Le politiche vanno fatte dal Governo e dalle Regioni. I commissari sono solo strumenti del governo», riferisce il senatore. Come dire, il commissario non deve prendere iniziative, ma deve seguire la linea dettata da chi governa.
Mainardi, scelto dai governatori Tondo e Zaia, è stato “puntato” da Sonego per aver aperto a una revisione del tracciato, così come avvenuto in Veneto, incontrando i sindaci del Friuli Venezia Giulia. Una linea che gli amministratori locali hanno apprezzato, un po’ meno a quanto pare la Regione e i senatori del Pd. Anche la presidente Serracchiani, nei mesi scorsi, ha avuto modo di bacchettare il commissario, in particolare quando Mainardi aveva avanzato l’ipotesi del quadruplicamento della linea esistente.
«Il commissario sta parlando di un progetto di quadruplicamento che esiste solo come idea progettuale del commissario, dal momento che la Regione non ha mai ricevuto un simile progetto per quanto attiene il suo territorio. Mainardi è commissario del progetto Rfi del 2010: se ce n’è un altro, ce lo faccia conoscere nel dettaglio – aveva replicato stizzita Serracchiani –. Anche perché, come presidente del Friuli Venezia Giulia, vorrei che i Comuni della mia regione fossero informati dei rischi e dei benefici di questo nuovo tracciato».
Ma da allora – era l’inizio di giugno – un confronto tra la presidente e il tecnico non c’è stato. Un incontro, la convocazione a Mainardi sarebbe già partita, dovrebbe tenersi prima di Ferragosto, caldeggiato dagli amministratori locali in primis. L’attacco su più fronti al commissario di Tondo, secondo quanto si sussurra in casa centro sinistra, non sarebbe dovuto solamente a “divergenze” di opinioni, ammesso che ci siano, sul futuro della linea ferroviaria in Friuli Venezia Giulia. Il Pd vorrebbe, come già avvenuto per la terza corsia, rivedere anche la struttura commissariale della Tav. Lo spoils system prosegue.
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