Tecnologia 5G, i pro: «Si aprono per tutti autostrade digitali». E i contro: «Effetti sull’uomo, c’è poca trasparenza»

Attesa da istituzioni e imprese, avversata dai comitati preoccupati per i potenziali rischi per la salute, guardata con curiosità dall’utente medio, la tecnologia 5G è sbarcata in Friuli Venezia Giulia. L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) ha registrato nelle scorse settimane la realizzazione di quattro impianti di telefonia di ultima generazione in regione: due in provincia di Udine, uno nell’Isontino e uno in provincia di Pordenone, tutti installati da Telecom. Sull'argomento abbiamo registrato pareri favorevoli e contrari. E voi cosa ne pensate? Lasciate un commento con la vostra opinione in calce all'articolo.
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UDINE. Amministratore delegato della BeanTech di Reana del Rojale, Fabiano Benedetti è capogruppo delle aziende Tlc e informatiche di Confindustria Udine.
Benedetti, l’industria friulana della tecnologia vede di buon occhio lo sbarco in Italia della tecnologia 5G?
Meno omertà, più condivisione. È quel che chiedono i gruppi che si battono contro l’installazione degli impianti 5G, preoccupati soprattutto per la grande incognita legata agli effetti sulla salute della nuova tecnologia. Anna Bottacin guida l’Alleanza Stop 5G della provincia di Udine, sigla sotto la quale si sono radunati a livello nazionale associazioni e comitati che sollevano dubbi sull’upgrade delle infrastrutture di trasmissione dei dati per le reti cellulari.
Nelle scorse settimane sono partite all’indirizzo di decine di sindaci friulani le richieste di sottoscrivere una petizione, preludio alla moratoria che due Comuni (Lauco e Caneva) hanno già approvato, mettendosi di traverso rispetto alla sperimentazione della nuova tecnologia.
A Udine, i componenti dello Stop 5G organizzano a cadenza regolare banchetti e incontri, «con l’obiettivo – rileva Bottacin – di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione, di risvegliare l’attenzione su un tema che è di dominio pubblico».
Hanno convinto poco le rassicurazioni (che tali non sono state, alla prova dei fatti) degli esperti convocati dal Comune per parlare di inquinamento elettromagnetico, auditi nel corso dei tre incontri della commissione speciale presieduta dall’assessore alla Salute, Giovanni Barillari.
«Abbiamo chiesto, attraverso il consigliere Domenico Liano al presidente della commissione consiliare Ambiente, Giovanni Govetto, di convocare l’assise per discutere il tema del 5G in modo maggiormente analitico e anche da una diversa prospettiva, assicurando il diritto di intervento delle associazioni competenti».
Non avendo ottenuto risposta, la richiesta è stata formulata al vicepresidente, Giovanni Marsico.
Il gruppo è agguerrito.
E oppone alle conclusioni dell’Istituto superiore di sanità (per l’Iss «il rischio di tumori cerebrali in relazione all’esposizione a radiofrequenze dei cellulari non trova alcuna conferma scientifica») i risultati delle analisi dell’istituto Ramazzini di Bologna, che ha sottoposto per 19 ore al giorno, sette giorni su sette, a radiofrequenze (1.800 mhz), simili a quelle cui è esposto chi vive vicino a un’antenna radio base della telefonia mobile, 2.500 ratti del ceppo Sprague-Dawley.
Il risultato? L’esposizione determinerebbe un rischio elevato di sviluppo di gliomi nel cervello e di schwannomi maligni, tumori delle cellule nervose del cuore. —
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