Telsen Sao e omicidio Pedron, la storia della stravagante setta che stregò la Pordenone bene

PORDENONE. Un gruppetto da una parte, con l’artista Renato Minozzi, un altro dalla parte opposta del corridoio. Era il 5 febbraio 2011 quando gli appartenenti alla disciolta setta di Telsen Sao furono convocati davanti al tribunale dei minori di Trieste per il processo a David Rosset, il perito informatico, allora 38enne, accusato di avere ucciso Annalaura Pedron e poi assolto.
Erano stati chiamati a raccontare il contesto nel quale visse la sfortunata baby sitter. Di anni ne erano passati molti, da quell’esperienza che scosse la Chiesa sino al Vaticano e le comunità tra Pordenone e Portogruaro.
«Ci vediamo ancora, qualche domenica, per una pizza e per parlare di interessi comuni», dissero alcuni. Altri dribblarono la domanda, considerando un capitolo chiuso quel periodo di visioni, voli astrali, battesimi sul fiume, matrimoni e ordinazioni sacerdotali, anche di belle bionde.
Gli adepti, dopo il delitto, si sparigliarono: alcuni fondarono addirittura un club di Forza Italia, la figlia del leader era entrata nel gruppo di Zucchero Fornaciari, dopo avere inciso due lp, la grande villa bianca di Portogruaro era diventata la mostra permamente d’arte. Non è stato lieto fine per una delle esponenti più in vista (e principale benefattrice, moglie di un manager di una multinazionale) «finita in una clinica e poi suicida», si legge negli atti processuali.
C’era soprattutto la “Pordenone bene”, quella che contava, in Telsen Sao: insegnanti, manager, professionisti, artigiani, commercianti, studenti universitari delle famiglie pordenonesi più in vista. Gente che riconosceva nel capo «il leader assoluto», “santone” per caso. Era la sera del 19 dicembre 1971 quando, alle 23, fu ricoverato in coma all’ospedale di Pordenone: aveva 34 anni.
«Ho avvertito una grande esplosione, il supplizio fisico andava oltre l’umana concezione del dolore. Per tre volte il mio corpo astrale uscì da quello fisico». Dopo una lunga degenza cominciò a dedicarsi alla pittura, fondando la corrente artistica “Quinta dimensione”.
Il 26 dicembre 1981 raccontò la sua esperienza a “la Telefonata” di Pietro Cimatti, in Rai. Una sorta di epifania, manifestazione. A gennaio alcune persone si radunarono attorno a lui: nasceva Cenacolo 33, formalizzato l’8 aprile 1982, sera del Giovedì santo. Aveva preparato 19 candele, Minozzi, in dodici bussarono alla sua porta: la notizia fece il giro di Pordenone. A maggio, predisse che «il Papa stava per essere colpito da una forma nera. Andiamo in spiaggia a pregare».
Poche ore dopo, l’attentato. Gli scettici si moltiplicarono, dicevano che bleffava, che s’inventava tutto a posteriori. Ma le file di coloro che lo seguivano, si ingrossavano. L’8 novembre venne aperto il centro Telsen Sao. Gli adepti erano quasi tutti di Pordenone.
5 marzo 1983: «Questo mi è stato detto. Egli era in me sulla croce, io ero in lui sulla croce». Era il giorno dello strappo dalla Chiesa cattolica, fino a quel momento silente sul movimento che stava prendendo piede e facendo discutere. In una villa di Portogruaro venne celebrato il primo rito, due giovani affermarono di avere visto un «vascello stellare».

A Tramonti di Sotto, lungo il greto del torrente, i battesimi in quella che fu chiamata la “piana di Isacco”. Lì il leader – che chiamerà Telsen Sao associazione, rifiutando sempre l’etichetta di setta – sciolse il matrimonio di un uomo sposandolo a un’altra donna «appartenente al popolo di Um, una delle dodici stirpi in cui è diviso il popolo di Telsen Sao». Il 6 novembre l’ordinazione di sei donne e di un uomo.
Il 13 ottobre 1985 il “popolo” si dotò addirittura di una propria lingua e gli adepti ricevettero nomi particolari: Minozzi assunse quello di Jeshael, Annalaura Pedron di Eviana. Due mesi dopo vennero «unti» altri tre sacerdoti e giurarono sei diaconi. Jeshael cambiò pure il calendario liturgico: Natale il 6 gennaio, Pasqua il 6 aprile.
Il 13 gennaio 1987 – quando il movimento era ormai un fenomeno sociale e religioso di non poco conto – a Portogruaro apriva Aidagor, sala per lo sdoppiamento corporeo e per i voli astrali pilotati. “Celeste abisso” era il progetto per la preparazione dei piloti e dei navigatori in volo astrale, il primo compiuto il 6 giugno da Salis e Nirvan. «Il popolo è cresciuto ed è compatto, non ha più bisogno di ritualità esteriori». Ne seguì lo scioglimento del corpo sacerdotale. Parallelamente venne lanciato un complesso musicale: gli Skims, del quale faceva parte anche Eviana, al secolo Annalaura, come ballerina. Il gruppo provò anche la sera prima del delitto, il 2 febbraio 1988.
Ne seguì il rompete le righe, il fuggi fuggi. Il 13 marzo gli adepti confermarono fedeltà a Dio e appartenenza a Cenacolo 33. Ma il popolo di Jeshaele si sentiva accerchiato, isolato, rifiutato, sotto processo, umiliato, deriso. Agli inquirenti consegnò un identikit, destinato a finire dentro un cassetto, nemmeno allegato al fascicolo di indagine. I “voli astrali” non produssero contatti con Annalaura Pedron. A fine marzo la lettera a partiti, autorità istituzionali, sindacali, religiose.
Fu l’ultima provocazione: «Scioglimento coatto di una associazione religiosa». Molti adepti continueranno a ritrovarsi a Portogruaro «come amici, senza più alcun rituale». Singolarmente, mano a mano, chiederanno anche di essere riammessi nella Chiesa di Roma.
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