«Tempi di attesa inaccettabili Un uomo è anche svenuto»

R.d.t.

Dalle 7.25 del mattino alle 10.50. Mara Battistetti è un’ingegnera ed è abituata a dare numeri precisi: «Per un semplice esame del sangue ci ho messo 3 ore e 25 minuti. È inaccettabile, sono imbufalita, e forse a chi è arrivato più tardi è andata ancora peggio», si sfoga. E ad accrescere la rabbia c’è anche il fatto di avere assistito in diretta allo svenimento di un’altra persona in fila.

L’azienda sanitaria, da parte sua, replica raccomandando ai cittadini di prenotarsi. «Non sempre è possibile farlo – ribatte Mara – e comunque, se garantiscono il servizio con accesso libero, dovrebbero essere in grado di organizzarsi. Venendo di buon mattino ero convinta di cavarmela con attese accettabili, come mi era sempre capitato in passato. Mai e poi mai avrei pensato di metterci più di tre ore e tanto meno di attendere in piedi per un’ora e mezza in atrio: è evidente che qualcosa non ha funzionato, e forse non è la prima volta. A quanto mi ha detto un’operatrice, infatti, è già da qualche tempo che le cose funzionano male, anche perché su Udine sono stati dirottati anche i prelievi di altri distretti».

A pesare, ieri, anche gli strascichi della giornata supplementare di festa legata al santo patrono. Il centro prelievi, che di norma si ferma solo la domenica, è stato chiuso anche lunedì e inevitabilmente c’erano più accessi da gestire. Ieri ce n’erano 122 solo tra i prenotati, secondo quanto comunicato dai vertici dell’Asufc, e chi si è presentato senza appuntamento si è dovuto accodare.

«Io ci ho messo 3 ore e 45 minuti – racconta un’altra donna, Stefania Carpini – e dopo il prelievo mi sono precipitata all’ufficio relazioni col pubblico per avere spiegazioni, chiedendo di parlare con un dirigente. Purtroppo non l’ho potuto fare, e mi sono limitata a compilare un modulo di reclamo, cosa che credo abbiano fatto anche altre persone. Il guaio – prosegue Stefania – è che a subire la rabbia delle persone, in questi casi, c’è solo chi opera sul campo. Quello che manca, invece, è l’organizzazione per gestire una fila che già alle 7.40, quando sono arrivata io, era all’esterno dal serpentone delimitato dalle corsie. Io ho 56 anni e me la sono cavata solo con un po’ di nervosismo e tanta stanchezza, per gli anziani è stato molto peggio: un signore è svenuto a pochi metri da me, neppure dei più anziani, ma ho visto molte altre persone parecchio provate». —



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