Ancora tensioni al Cpr di Gradisca: “Incendio ed episodi di autolesionismo”
La denuncia arriva dagli attivisti del canale "No Ai Cpr"

Un incendio ed episodi di autolesionismo, nuove ore di tensione al Cpr di Gradisca. Nella notte tra venerdì e sabato, due trattenuti nel Centro di permanenza per il rimpatrio di via Udine hanno tentato di avvelenarsi bevendo candeggina.
La denuncia arriva dal canale "No Ai Cpr", espressione dei movimenti che si oppongono alle strutture di detenzione amministrativa ed espulsione. Secondo le ricostruzioni fornite dagli attivisti, che mantengono contatti diretti con alcuni trattenuti all'interno della struttura, i due uomini sarebbero rimasti per ore stesi sotto la pioggia nel cortile della loro cella-gabbia, in attesa di soccorsi.
Il Cpr di Gradisca è infatti uno dei pochi centri in cui l'uso del cellulare è consentito, permettendo la comunicazione con l'esterno e la diffusione di notizie sugli episodi interni. Nel tentativo di attirare l'attenzione degli operatori e degli agenti presenti, i compagni dei due hanno acceso fuochi bruciando i propri materassi, mentre le urla di richiesta d'aiuto si alzavano nella notte. Tuttavia, secondo le testimonianze riportate dai movimenti, per lungo tempo non ci sarebbero stati interventi per soccorrere i due uomini.
"Un'ordinaria sera nel Cpr di Gradisca d'Isonzo, tra tentativi di suicidio, fughe disperate e conseguenti pestaggi: così passano i giorni lì dentro, mesi e mesi di vita rubata a persone colpevoli solo di essere venute a cercare un'esistenza migliore" denunciano gli attivisti di "No Ai Cpr".
"L'umiliazione della persona e la deumanizzazione sono ormai un sistema consolidato, un modello sempre più diffuso di gestione dei cosiddetti 'flussi migratori'."
L'episodio riaccende il dibattito sulle condizioni all'interno del Cpr di Gradisca, già al centro di polemiche per episodi di violenza e tensione. Le associazioni che si battono per la chiusura dei centri di detenzione amministrativa chiedono un intervento urgente delle istituzioni per garantire il rispetto dei diritti umani e la dignità delle persone trattenute.
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