Terzo mandato per i sindaci, la politica si divide Dite la vostra/ SONDAGGIO

L’ipotesi di Panontin divide. Iacop attende il testo, Paviotti: 10 anni bastano. Dipiazza: nel 2011 la Lega non lo volle e il centrodestra si è fatto tanto male

UDINE. È uno degli argomenti che politicamente può far male. E molto. Lo sa il centrodestra che ha già rimpianto di aver sbagliato i tempi della modifica delle legge. Un esempio che il centrosinistra proverà a non copiare, perché tra meno di un anno 129 Comuni andranno al voto. Il limite dei mandati per i sindaci è un tema che spacca, le coalizioni e i partiti. Eppure l’intenzione manifestata dall’assessore alle Autonomie locali, Paolo Panontin (Cittadini), di cancellare la possibilità di un terzo “giro” per i primi cittadini, non può essere una fuga in avanti. Anzi, è più facile che arrivi proprio nel periodo estivo per far sì che favorevoli e contrari si scannino un po’ per arrivare a fine anno con la riforma pronta.

A dicembre fu bagarre

Il terzo mandato per i sindaci, per tutti tranne i Comuni capoluogo di provincia, è stato approvato a dicembre con un emendamento presentato in Aula dal Pdl. Fu bagarre. Perché il provvedimento passo per un niente, con 18 sì e 17 no, 35 voti su 59, registrando defezioni in ogni forza politica. Nel centrodestra dei 19 esponenti del Pdl votarono sì in 12, mentre la Lega si frantumò – tre ok su sette votanti –, così come il Misto – un ok su cinque voti – mentre l’Udc si divise – due sì su quattro. Non andò meglio nel Pd dove su 17 votarono no appena in 10. Gianfranco Moretton, allora capogruppo in Consiglio dei democratici, ricorda: «Non ero in Aula, per problemi personali seri, ma alla riunione fatta con il gruppo – racconta Moretton – tutti eravamo per votare contro il terzo mandato. Poi qualcuno si sfilò». L’ira di Debora Serracchiani si manifestò subito, perché l’allora segretaria Fvg del Pd gridò allo scandalo etichettando il terzo mandato come “operazione di Casta”. Oggi che governa può tornare indietro e ha tutta l’intenzione di farlo.

Iacop super partes

Il presidente del Consiglio Franco Iacop fu tra i democratici che non votarono, per impegni istituzionali fuori dall’Aula. Oggi attende che la proposta approdi in Consiglio prima di dire come la pensa. «Posso garantire però – spiega Iacop – che non si ripeteranno più situazioni come quella di dicembre, con emendamenti portati in Aula con percorsi estemporanei, all’ultimo minuto e con larghe assenze».

La fronda nel Pd

C’è una fronda nel Pd che non vuole manifestarsi, ma la pensa come Annamaria Menosso, ex sindaco, ex consigliere regionale che a dicembre non votò perché colta di sorpresa dal blitz. «Se il Pd vuole tornare ai due mandati non sarò io a oppormi, ma se due mandati devono essere – dice Menosso – siano per tutti a ogni livello istituzionale. Penso però che nei Comuni, vista l’elezione diretta, sia giusto far scegliere ai cittadini se confermare il sindaco uscente anche per un terzo mandato o se cambiare. Non trovo comunque che la questione dei mandati sia dirimente nella riforma, necessaria, delle Autonomie», chiude Menosso.

L’ex sindaco che dice no

Pietro Paviotti è stato primo cittadino, per due mandati. Oggi è il capogruppo in Consiglio dei Cittadini e si oppone al terzo mandato. «Sono contento di aver dovuto lasciare dopo 10 anni, perché se avessi avuto la possibilità di un terzo mandato ci averi pensato e avrei commesso un errore. Perché fare il sindaco è il mestiere più bello del mondo – spiega Paviotti – ma è assorbente e si rischia di mescolare vita e istituzione, di perdere motivazioni e di sedersi. Mi rendo conto che alle amministrative di aprile qualcuno ha potuto approfittarne, mentre nel 2014 qualcuno rischia d’essere penalizzato, e lo terremo in considerazione, ma è stato sbagliato far passare il terzo mandato alla fine della legislatura e lasciare invece l’ineleggibilità per i sindaci, per non farli correre alle regionali. Ripeto – conclude Paviotti –, ritengo che 10 anni siano sufficienti, magari applicati a ogni livello istituzionale, e che il limite sia sano per la democrazia».

L’ex sindaco che dice sì

Se la ride Roberto Dipiazza, ex sindaco di Trieste per due mandati, ora capogruppo di Autonomia Responsabile. Ricorda che il terzo mandato venne chiesto e bocciato per colpa della Lega per non far ricandidare ancora nè lui nè Sergio Bolzonello, allora sindaco di Pordenone. «È stato demenziale, il centrodestra si è fatto tanto male, perché abbiamo perso Trieste e oggi Bolzonello è vicepresidente della Regione e ha contribuito molto a far vincere Serracchiani. Sarebbe stato meglio averci come sindaci. Ritengo – aggiunge Dipiazza – che il terzo mandato sia utilissimo, soprattutto nelle città capoluogo di provincia. È vero, 10 anni sembrano molti ma non è così, perché dall’ideazione di un progetto alla sua realizzazione passano tanti anni. In 15 anni, invece, puoi davvero portare a compimento il tuo programma». Questa volta chi si farà male?

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