Tessitura carnica, un gioiello di artigianato inaugurato negli anni Sessanta

I primi passi nei locali dismessi di una vecchia falegnameria a Invillino, utilizzando tre telai a mano piani. Inizialmente vi si producono tessuti per l’abbigliamento in lana e in seta, ma il vero elemento distintivo dell’azienda diviene da subito la tessitura con la tecnica a jacquard

VILLA SANTINA. E’ un legame che affonda le radici indietro nel tempo fino al 1700 quello tra la Carnia e l’arte tessile. All’epoca in cui Jacopo Linussio diede vita a un complesso manifatturiero senza pari in Europa: a metà del ‘700 occupava oltre 30.000 addetti e vantava 1.100 telai nel solo stabilimento di Tolmezzo, senza contare che ogni casa, anche nella valle più sperduta, ne aveva almeno uno.

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E’ questa grande avventura imprenditoriale a far da sfondo alla nascita, nel 1964, della Tessitura Carnica. Questa e l’iniziativa del senatore Michele Gortani che negli anni ’50 del secolo scorso, per evitare che quella straordinaria storia e le competenze che si portava dietro finissero preda dell’oblio, pensò di organizzare a Tolmezzo dei corsi di formazione, trovando a Venezia la docente ideale: Tomasina Da Ponte.

Fu lei, dipendente della Camera di Commercio della città dei Dogi, ma tessitrice per passione (aveva frequentato la scuola dell’antica tessitura Bevilacqua) che insegnò a diverse allieve l’arte della tessitura. Nessuna di queste però ebbe il coraggio di fare il passo successivo e aprire una bottega in proprio.

Quel passo allora lo fece lei, avviando nel 1964 la Tessitura Carnica, poi ribattezzata Carnica Arte Tessile, assieme al marito Sergio Tonon che, originario di Vittorio Veneto, era arrivato in Carnia per dirigere alcuni cantieri della Sade e aveva conosciuto la sua futura moglie nei viaggi in treno che entrambi facevano da pendolari.

I primi passi la Tessitura Carnica li muove nei locali dismessi di una vecchia falegnameria a Invillino, utilizzando tre telai a mano piani e dando lavoro ad alcune delle allieve della signora Tomasina. Inizialmente vi si producono tessuti per l’abbigliamento in lana e in seta, ma il vero elemento distintivo dell’azienda diviene da subito la tessitura con la tecnica a jacquard. Il trasferimento da Invillino risale agli anni ’80, quando molta parte delle lavorazioni era ancora manuale e le persone occupate erano 60 tra esterne e interne.

Troppe per la vecchia falegnameria che cede così il testimone allo stabilimento di Villa Santina. Varcata la soglia della bottega si aveva la sensazione di entrare in mondo fatato, in una nuvola di tessuti pregiati, ricamati di frutta, fiori, motivi geometrici e arabescati.

Bastava sfiorarli per intuire l’esperienza e il lavoro che a poca distanza, tendendo l’orecchio al retrobottega, si materializzavano nel suono di machine antiche e di ultima generazione mosse da capaci mani artigiane per dar corpo a oggetti unici.

Pensare che nulla di tutto questo oggi c’è più, che le fiamme hanno distrutto un gioiello dell’artigianato carnico, un vanto ben oltre i confini della montagna friulana, fa rabbrividire come usare il tempo passato per raccontarlo.

Torniamo al presente allora, con la speranza che la bottega di Giuseppe Tonon, che di Tomasina è il figlio, possa presto rialzarsi ed essere ancora uno dei più bei biglietti da visita della Carnia, una delle tappe più amate dai turisti che della montagna non cercano solo la patina glamour, ma la gente, le esperienze, le tradizioni, la cultura. Quello che per oltre mezzo secolo la Tessitura Carnica è stata e speriamo potrà essere ancora.

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