«Tipicamente friulano»: ora il marchio sui prodotti

Violino: chiederemo il via libera all’Europa per “segnare” le eccellenze. «I fondi per l’ex Tocai? Non sono stati assegnati soltanto per promuovere il vino»
ANTEPRIMA San Daniele 24 Giugno 2005.Inaugurazione Aria di Festa.Telefoto Copyright /FOTO AGENCY ANTEPRIMA Udine.
ANTEPRIMA San Daniele 24 Giugno 2005.Inaugurazione Aria di Festa.Telefoto Copyright /FOTO AGENCY ANTEPRIMA Udine.

UDINE. Dopo il claim, quest’anno sarà lanciato il marchio «Tipicamente friulano» sui prodotti. Lo annuncia l’assessore regionale all’agricoltura Claudio Violino, tracciando un bilancio dell’attività promozionale realizzata finora, per la quale sono stati messi a disposizione 10 milioni di euro. Otto milioni dallo Stato (che finora ne ha erogati soltanto sette) altri due dalla Regione. In base ai dati forniti dall’Ersa sono stati impiegati negli ultimi tre anni circa 3 milioni e 197 mila euro per il progetto «Tipicamente friulano». Un milione e 308 mila euro per eventi e manifestazioni (i prodotti hanno partecipato a fiere specializzate a livello internazionale e a iniziative locali); un milione e 251 mila euro per campagna stampa, radio, tv, web e affissioni; poco più di 611 mila euro per servizi e materiali promozionali; 12 mila euro per la formazione; 13 mila e 320 euro per la sperimentazione.

Il marchio. «Dopo aver sdoganato il claim, il prossimo passaggio – spiega Violino – sarà quello di porre il marchio sui prodotti. Non è automatico: dobbiamo intanto ottenere il via libera dall’Unione europea e dal Ministero per lo sviluppo economico e gli ultimi sei mesi del 2011 sono stati spesi proprio per saggiare le nostre possibilità di ottenere il via libera da Bruxelles. Sarà un marchio regionale di qualità, assegnato a fronte di un disciplinare di produzione. Nei primi mesi di quest’anno vorremmo già apporre le prime “etichette” sui prodotti”. L’operazione, secondo l’assessore, «avrà un costo limitato», anche nei termini della partecipazione delle aziende o enti che vorranno aderire. Si sta valutando se prevedere una quota di iscrizione annuale o una quota prodotto per prodotto, in base al tipo di certificazione richiesta, che può essere, infatti, più o meno onerosa. Risultati del claim. Qual è stato il ritorno di immagine in Fvg e all’estero della campagna? Sono stati effettuati sondaggi dalla Regione su un campione di 600 ristoratori del Fvg: l’81% conosce il marchio e oltre il 70% intende continuare a utilizzare i suoi prodotti, purché ci sia un’adeguata distribuzione che li faccia giungere ai ristoranti. Non sono state ancora effettuate verifiche sul ritorno all’estero: »Aspettiamo di testare direttamente l’appetibilità del marchio».

Le critiche. «Mi hanno puntato il dito contro per le “famigerate” sagre e hanno sostenuto che stavo facendo campagna elettorale con i soldi destinati al Friulano – l’assessore rintuzza le critiche – i fondi, nell’accordo con il Ministero, sono stati destinati non solo alla promozione del Friulano ma anche ai prodotti agro-alimentari. E, in ogni caso, al di là delle polemiche, il vino è sempre stato il principe vessillifero per eccellenza in questa campagna promozionale ma abbiamo inteso utilizzare questo nome non solo come sostantivo ma anche come aggettivo di tutto il prodotto agro-alimentare friulano». E ancora «non dico che quei 10 milioni hanno un nome e cognome ma, di fatto, siamo stati l’allora ministro dell’agricoltura Luca Zaia e io a contrattare quei finanziamenti che il mio predecessore aveva concordato ma non erano ancora arrivati in Regione. Riuscimmo a ottenere un budget, poi, che non prevedeva più la compartecipazione dei privati per il 30%». I produttori vitivinicoli hanno potuto dire la loro? «Hanno sempre avuto modo di dire la loro e anche indirettamente i produttori sono a conoscenza di quello che facciamo – risponde Violino – a tutti i nostri eventi promozionali sono stati invitati e hanno partecipato le varie Doc, Dop e i Consorzi, oltre alle imprese private del settore. Altrimenti non avrebbe avuto senso proporli».

Doc Friuli e Consorzi. «In questi tempi di vacche magre avere una pletora di enti e di associazioni, peraltro benemerite, che fanno promozione mi pare sicuramente una perdita di efficienza – afferma Violino – meglio sarebbe finalizzare l’utilizzo di questi fondi attraverso una massa coesa, che poteva essere individuata all’interno della Doc Friuli, unica ma complementare e non alternativa agli attuali Consorzi. So che nascerà a breve il Consorzio dei consorzi (senza il Collio e Carso) un’associazione temporanea di impresa alla quale potremo affidare, come Regione, compiti tecnici e operativi nell’ambito dell’attività promozionale e di supportare le nostre scelte di campo. L’Ati potrà fornire indicazioni alle istituzioni competenti». Stop ai doppioni, poi, nelle azioni di marketing all’estero. «Inutile che gli enti e le imprese si sovrappongano in questo campo – spiega l’assessore – meglio unire gli sforzi realizzando iniziative unitarie, altrimenti tutto si traduce in uno spreco di risorse. Finora non è stato possibile mettere attorno a un tavolo tutti coloro che sono impegnati in attività di questo tipo anche per motivi politici». L’assessorato manterrà, peraltro, la cabina di regia e il controllo sulla gestione dei fondi per il Friulano. «Dobbiamo anche tutelare il Collio e Carso, che non sono all’interno dell’Ati – osserva Violino – . Appena insediato, credo sia stato nel settembre 2008 a Villa Russiz, avevo lanciato la provocazione ai produttori vitivinicoli: se il 90% di loro mi avesse firmato un documento programmatico di politica per la viticoltura, avrei abdicato al mio ruolo e seguito quanto avessero scritto. Sono ancora che aspetto il progetto e le firme. Se si vuole continuare a essere divisi, è chiaro che l’assessorato deve fare la sua parte».

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