Tirana premia l’ex dissidente albanese adottato dal Friuli

Bashkim Fisha da 21 anni a Tavagnacco dopo 21 anni di cella. L’omaggio del presidente Nishani a 40 anni dalla rivolta

TAVAGNACCO. Per Bashkim Fishta il numero 21 ha significato tre vite diverse: a 21 anni è stato imprigionato in Albania per reati politici, è rimasto in carcere per 21 anni e da 21 anni vive a Tavagnacco. Bashkim Fishta oggi ha 73 anni.

E’ felice di essere diventato un cittadino italiano residente a Tavagnacco. Lo sottolinea diverse volte guardando fuori dalla finestra del suo appartamento di via Buonarroti, dove ci ha accolto con molta cortesia per raccontarci la sua storia. Qualche settimana fa ha ottenuto un grande riconoscimento dal presidente albanese Bujar Nishani, per aver difeso i principi della democrazia e della libertà dell’uomo.

Il 21 maggio 1973 infatti, è stato uno dei protagonisti della rivolta avvenuta nel carcere di Spac Mirdita, la prima scoppiata in un regime totalitaria dell’ex blocco comunista, che per tre giorni e tre notti tenne testa all’esercito albanese. A quarant’anni da quell’evento, Bashkim Fishta è tornato nel luogo della rivolta, per ricevere, insieme ai suoi compagni di allora, la “Torcia della democrazia” da parte del governo albanese «per il contributo, frutto di coraggio e di sacrificio, dato al rispetto dei diritti umani durante una delle più grandi rivolte avvenute nei regimi totalitari».

«Vivo a Tavagnacco dal 1992 e mi sento come adottato da questa comunità - racconta Fishta -. Mi trovo molto bene qui e mi sono inserito perfettamente. Ho tanti amici che mi vogliono un gran bene e io voglio bene a loro. Ormai l’Italia è la mia seconda Patria».

Bashkim Fishta è stato arrestato nel 1968, per aver “osato” criticare un’opera di ricostruzione di una fabbrica per il pane. Bollato come oppositore politico, inizialmente è stato condannato a 25 anni di carcere (poi ridotti a 21 per il lavoro svolto in prigione). «Quando sono entrato in carcere - racconta - pesavo 75 chili, ero un ragazzo con un fisico robusto. Stando in cella sono arrivato a pesare 39 chili. Lavoravamo 16 ore al giorno nelle miniere di rame, senza diritti e con pochissimo cibo. All’inizio non riuscivo a darmi una spiegazione di tale trattamento: i diritti dell’uomo erano calpestati quotidianamente».

Condizioni talmente dure, quelle a cui erano obbligati i prigionieri di Spac Mirdita, che portarono alla rivolta, sedata dopo 3 giorni solo grazie all’invio di due brigate dell’esercito con carri armati ed elicotteri.

Tornata la calma, quattro prigionieri furono fucilati, mentre gli altri 79 furono condannati nuovamente per reati politici. Bashkim Fishta ha lottato e sofferto per i valori della democrazia, e per questo ci tiene a lanciare un messaggio a tutti i giovani: «Devono tenersi stretta la democrazia, perché è una cosa meravigliosa, che può dare un futuro di sicurezza e libertà alle generazioni future».

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