Tolmezzo, gli alpini se ne vanno. La Carnia chiede "una reazione"

La chiusura della caserma viene vista con timore. Il sindaco Brollo annuncia nelle prossime settimane un progetto per il suo riutilizzo. I commercianti sono preoccupati per l’addio dell’artiglieria. «Montagna sempre più povera. La politica deve dare risposte»

TOLMEZZO. Chiusura della Caserma Cantore: la città chiede ora di guardare davvero al suo futuro. Il Terzo reggimento artiglieria da montagna oggi se ne va a Remanzacco e a Tolmezzo serpeggiail timore (una petizione ha già raccolto duemila firme) che la struttura venga destinata a giorni a ospitare migranti.

Si chiude una storia cominciata 140 anni fa con il terzo reggimento

«Arrivo – segnala il sindaco, Francesco Brollo – che non ci sarà». «Sono arcistufo – dice – di dover smentire notizie che sono totalmente infondate. L’opposizione raccoglie firme sul nulla. Come amministrazione ci facciamo carico delle preoccupazioni dei cittadini, ma con un progetto che guardi al futuro. Lo presenteremo nelle prossime settimane.

La Caserma fin dall’anno scorso, quando abbiamo presentato la candidatura a città alpina 2017, è uno dei cardini su cui programmare le nostre attività. Ma mettiamo che non arrivi alcun profugo, cosa cambia rispetto a ora per Tolmezzo? Dico questo perché non si cerchino alibi nei profughi: è ora di darsi da fare e progettare un futuro».

Tra esercenti e commercianti c’è dispiacere per la partenza del Terzo, ma anche il desiderio di trovare una via di riscatto per questa città, che deve forse cominciare a farsi una ragione del fatto che il suo futuro non potrà essere più così legato alla presenza di strutture pubbliche.

Eddo Chiautta è il titolare della pizzeria Vesuvio, molto frequentata dai militari. Lui gestì per un periodo anche il bar interno alla Cantore. «I militari – dice – devono andare via perché la Caserma necessitava di una ristrutturazione con costi troppo alti per essere adeguata alle esigenze attuali dell’esercito».

I militari erano già calati, osserva, e comunque una quarantina di loro andranno a Venzone, quindi le loro famiglie restano a Tolmezzo. È dispiaciuto, questo sì, che il Terzo se ne vada, ma evidenzia che era nell’ordine delle cose. «Non può – dice – essere un problema che diventa politico e razzista».

Per lui lo sbaglio qui, come in tutta Italia, «è stato aver poggiato l’economia sulla presenza di realtà pubbliche e invece la Carnia deve trovare la sua strada indipendentemente da esse».

Figli e nipoti di Chiautta lavorano nel suo settore (hanno due pizzerie e una gelateria): «Non si guadagna - dice lui – ma io non scappo da Tolmezzo. Io sono in pensione, ma continuo a lavorare perché sono innamorato dei miei figli e della mia terra. Chi è andato in Austria sta già tornando, perché la Carinzia è messa peggio di noi. Il carnico si svegli: il bravo imprenditore c’è anche qua».

Anche per Maurizio Cimenti, titolare del Caffè Manzoni, «bisogna cercare un altro sbocco. Non so - dice - a Tolmezzo cosa si possa fare, per la Carnia si tratta di dare un impulso maggiore al turismo, in maniera ben più organizzata, diffusa di quanto si è fatto finora».

Per lui si è forse un po’ perso di vista ciò che offriva 40 anni fa la Carnia, dove dalle città tanti d’estate venivano in affitto un mese in case private: quasi tutti mettevano a disposizione una stanza. Vanno recuperati quello spirito d’iniziativa, quella concretezza, quella costanza, va recuperata la cura nel tener pulite e in ordine le proprietà. Anziché attendere le istituzioni, «si riparta - dice - dall’animo delle persone. Le istituzioni devono invece semplificare gli iter burocratici e tener conto delle piccole attività».

Cimenti spera che «le aree dismesse della caserme tolmezzine vengano utilizzate e non siano oggetto di speculazioni». Paolo Da Pozzo, titolare di “Da Pozzo Casa” segnala la preoccupazione tra concittadini che alla Cantore possano arrivare migranti. Per lui le chiusure di tribunale e caserma impoveriscono Tolmezzo e ciò è sottovalutato: incidono sul commercio, sulle scuole, sui servizi, sul mercato immobiliare.

«Tolmezzo si sta depauperando nel silenzio assordante della politica, che non fa la sua parte. C’è una rassegnazione che fa sì che non si alzi neanche la testa. Serve una coesione più forte tra amministratori. Serve una visione di ampio respiro che guardi al futuro e più convinzione. La Caserma? La si riutilizzi con intelligenza per la Carnia,non la si trasformi in un centro per i migranti».

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