Tolmezzo, muore gettandosi da un ponte componente del cda di Coopca
TOLMEZZO. Poche parole. Ma sufficienti a raccontare la profonda disperazione che lo attanagliava ormai da diversi mesi, divorandogli cuore e anima. Le ha pronunciate Alfio Colussi, martedì mattina, a sua moglie Bertilla. Poi è uscito di casa. Per l’ultima volta.
Era diventato cupo, introspettivo, triste. Preoccupato. Non sorrideva più. Chi lo conosceva si era accorto del cambiamento in atto. Era anche dimagrito. Un suo amico racconta di averlo incrociato nel centro di Tolmezzo tre settimane fa.
«Io ero in auto, lui camminava lentamente. Mi era sembrato dimagrito, un po’ emaciato. Era una persona discreta, si vedeva poco in giro. Avevo saputo qualche giorno dopo che no stava bene».
E infatti, giorno dopo giorno, si era progressivamente allontanato dai suoi affetti e dalle sue attività. Non ce la faceva più. Quel tarlo maledetto viene comunemente chiamato il male di vivere. Lui ne era soggiogato. Prigioniero dei pensieri che il male di vivere nega agli altri.
Martedì mattina, prima di lasciarsi la porta alle spalle e salire in auto, è riuscito a far presagire che tutto sarebbe potuto accadere. E che al dolore che lo divorava avrebbe potuto porre fine con altro dolore. Già, poche parole. Quelle che sai essere vere, che ti uncinano l’addome lasciandoti senza fiato.
La sua auto è stata ritrovata non molto tempo dopo dagli investigatori. Era parcheggiata poco distante dal cartello Pissebus, alla periferia sud di Tolmezzo, a un paio di chilometri dalla sua abitazione. Difficile sapere quando è arrivato lì.
Forse ha girovagato un po’ senza meta, in compagnia soltanto del suo tarlo mortale. A mettere le forze dell’ordine sulle sue tracce era stata la moglie, disperata da quel commiato che presagiva l’addio.
Poco dopo il tam tam aveva interessato i carabinieri e la polizia.
Era scattata la caccia all’uomo nella speranza di arrivare prima, di poterlo riabbracciare e convincerlo a rincasare. A farlo recedere. Da quando se n’era uscito dalla sua abitazione erano trascorse soltanto poche ore. Dettagli ininfluenti nell’esistenza di una persona. Il tempo, lo spazio non c’erano più per lui. Alfio aveva già saltato queste categorie. Aveva già deciso.
La sua automobile parcheggiata accanto alla stradina ciclabile perpendicolare a quella che conduce ad Amaro e che fiancheggia due ponticelli sul ghiaiaio era un fosco presagio. Il suo corpo senza vita era sotto il secondo dei due ponti. Un impatto violento, che non gli ha lasciato scampo.
Una scoperta dolorosa. L’epilogo raccapricciante di una morte annunciata. La vita di Alfio Colussi, stimato professionista di Tolmezzo, s’è interrotta così, in una giornata festiva, accarezzata dalla prima temperatura estiva. Ma lui da tempo non cercava né luce né calore. Una morte crudele.
Che ha raggelato con il trascorrere delle ore l’intera Carnia e gettato nella disperazione sua moglie, le due figlie, i parenti, gli amici, i colleghi e quanti lo avevano conosciuto. Una persona schiva con una vita sociale ridotta al lumicino.
Dicono che le sue giornate fossero cambiate da quel maledetto 17 novembre scorso quando la richiesta di concordato preventivo ha dato la stura alla via crucis conseguente al crac di CoopCa, la cooperativa carnica sfregiata da un dissesto finanziario ineffabile.
L’avviso di garanzia lo aveva colpito assieme ad altre tredici persone nella sua qualità di consigliere di CoopCa e di vice presidente della controllata ImmobilCoopCa. Poi le indagini, l’attenzione mediatica, le voci, le assemblee, le proteste, la paura della fine del sogno cooperativistico della Carnia, la disperazione.
Quella di Colussi, gravato improvvisamente da un peso impossibile da sostenere, ma anche quella di tante altre persone ritrovatesi dentro un beffardo puzzle fatto di tanti errori, di altrettante ingenuità, di parecchio presappochismo e anche sicuramente di sfortuna.
Un puzzle che non avrà né vinti, né vincitori. Alfio Colussi risiedeva a Tolmezzo, ma era originario di Casarsa della Delizia dove la famiglia è molto conosciuta, ma che aveva lasciato dopo gli studi per impegni professionali che hanno visto spostare il cuore delle sue attività in Carnia.
Aveva 61 anni. Si era laureato in Economia e commercio a Trieste: tesi sull’Iva e le prestazioni fiscali. Era l’inizio della sua carriera professionale, punteggiata di incarichi e soddisfazioni. Prima alle dipendenze delle Cartiere di Tolmezzo e Prealpine spa, poi collaboratore di uno studio professionale di Udine dal 1980 al 1982, anno in cui supera l’esame di Stato e decide di svolgere l’attività di dottore commericalista nella sua amata Tolmnezzo.
Dal 1985 la sua attività professionale viene svolta assieme a Giancarlo Veritti: nasce lo studio Cover. Dal 1993 ne faranno parte anche Gian Luigi Romani e Luca D’Orlando. Dal 1992 è revisore ufficiale dei conti. È anche iscritto nel registro dei revisori contabili. È stato componente e vice presidente di sezione della Commissione tributaria di primo grado di Tolmezzo dal 1985 al 1986.
Dal 1994 al 2000 ha anche ricoperto l’incarico di consigliere dell’Ordine dei dottori commercialisti della provincia di Udine. In questi ultimi tempi ricopriva ancora funzioni di revisore dei conti in alcuni Comuni della Carnia. Fino allo scorso anno è stato pure consigliere di amministrazione della Banca Carnia e Gemonese.
Era anche componente del collegio sindacale di alcune significative realtà imprenditoriali del territorio.
Una vita professionale intensa, gratificante. Una carriera invidiabile, da incorniciare fino agli schizzi del dissesto finanziario della cooperativa carnica che lo hanno travolto in una spirale dalla quale probabilmente non è più riuscito a vedere la luce della risalita. Schizzi che lo avevano ferito moralmente.
Chi lo conosce assicura la sua buona fede in ogni sua attività. La sua testarda professionalità. La sua disponibilità verso amici e colleghi. E perché no - come suggerisce uno che lo ha apprezzato - la sua ingenuità. Quella che forse rappresenta una chiave di lettura dell’approccio umano di Alfio Colussi rispetto alla vicenda della CoopCa.
Il cui epilogo in un giorno di sole e di festa lascia doppiamente annichiliti. Non ce l’ha fatta ad attendere la fine di questa storia. Travolto da una sensibilità che soltanto il male di vivere nasconde a chi resta.
I funerali di Colussi saranno celebrati venerdì, alle 10, in Duomo. Giovedì, nella chiesetta di Santa Caterina, è stata invece organizzata una veglia funebre nel corso della quale sarà recitato il rosario. Il sindaco, Francesco Brollo, ha dichiarato che l'intera Carnia e in lutto e che è giusto rispettare il silenzio e il dolore dei familiari
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