Tondo: "Ho dato tutto, la politica va così"
Ha vinto a Pordenone, Udine, Tolmezzo, gli bastava un soffio: lo 0,39%. Il presidente uscente: no a ricorsi, la Regione non ha bisogno di confusione.

UDINE. Chi vince festeggia, chi perde fa le analisi. Punto. Renzo Tondo, governatore uscente, candidato del centrodestra e sconfitto dalla neo-presidente Fvg Debora Serracchiani, parte da due considerazioni. La prima: «Non ho nulla da rimproverarmi». La seconda: «Chiunque governi in questo momento è penalizzato». Poi viene tutto il resto. Vengono i complimenti alla vincitrice. Viene la delusione, amarissima, di aver perso per un amen, dello 0,39%, piú o meno 2.000 voti. Vengono i ringraziamenti agli amici e gli abbracci a chi proprio non ce la fa a trattenere le lacrime.
Tondo arriva nel comitato elettorale di Udine, lo stesso di cinque anni fa, che le 20 sono passate da un po’. L’ex governatore indossa jeans e maglione, gli abiti che preferisce. Tondo ha atteso gli esiti nella “sua” Tolmezzo. E ha atteso fino all’ultimo che quella “maledetta asticella” che lo distanziava da Serracchiani si assottigliasse fino a portarlo in testa, anche di un niente. E invece durante tutte le operazioni di voto quell’asticella ha dato sempre in vantaggio lei.
«Nella vita si vince e si perde, in politica anche di piú», dice l’ex governatore. Già. Ma lo scarto minimo pesa. Brucia. Atterisce. Attorno a Tondo ci sono le donne e gli uomini a lui piú vicini da sempre. Alcune signore piangono e lui tenta un sorriso e dice: «Dai su, che la vita non finisce qui». Ci sono anche gli ex assessori Riccardo Riccardi – recordman di preferenze nel Pdl con oltre 6 mila 700 –, la deputata Sandra Savino, l’ex senatore Vanni Lenna, l’ex assessore (che non era ricandidato) Roberto Molinaro. Gli abbracci sono il tentativo di rinfrancarsi. Perché le analisi sono spietate.
La coalizione di centrodestra è la prima formazione politica della Regione, ma Tondo, il candidato di centrodestra, è sconfitto. Una bocciatura. Tranne i casi di Riccardi e del vicepresidente Luca Ciriani, entrambi del Pdl, i risultati di preferenze – e quindi di voti personali – di molti assessori e consiglieri regionali uscenti e ricandidati è deludente, di certo sotto le aspettative, in alcuni casi sconcertante per chi ha governato negli ultimi cinque anni. Anche questi dati pesano. E poi c’è la lista civica del presidente, Autonomia responsabile, che ottiene un dignitossissimo 10 per cento, probabilmente però rubando voti al Pdl. L’ex governatore – è un altro elemento di riflessione – vince nelle circoscrizioni di Udine, Pordenone e Tolmezzo – dove nel 2008 aveva perso –. Eppure non basta a compensare il disastro di Trieste e Gorizia. Tondo non fa analisi approfondite, non è il momento. Ma non si sottrae alle domande.
Dove ritiene di avere sbagliato?
«Ho la coscienza a posto, non ho nulla da rimproverarmi. Certo, qualche errore l’ho commesso e lo capiremo, ma i motivi andranno analizzati tra un po’, a mente fredda, perché non sono queste le ore per questi ragionamenti. L’approfondimento sul voto lo faremo a bocce ferme. Prendo atto che ho perso per lo zero virgola qualche cosa».
Ci sono quasi 12 mila schede annullate. Lei ha perso per circa 2.000 voti. Pensa di fare ricorso?
«Nella vita si vince e si perde, in politica anche di piú. Ricordo che ho già perso in Carnia quando ero candidato al Consiglio regionale, per 23 voti. Ritengo però che questa Regione abbia bisogno di tutto, tranne che di confusione. Riconosco il dato elettorale, riconosco la vittoria di Serracchiani, cui ho già telefonato e le ho fatto gli auguri di buon lavoro. Questa Regione non può permettersi stalli, ha bisogno subito di una giunta e di un governo, ha bisogno di rimboccarsi le maniche e di mettersi a lavorare subito, perché sono tantissimi i problemi da affrontare e da risolvere».
La disaffezione al voto pesa cosí tanto che metà degli elettori non è andata alle urne. In campagna elettorale ha avuto questo sentore?
«No. È andato al voto un cittadino su due e questo deve farci riflettere. Tutti. Significa che la gente non crede piú alla politica per risolvere i problemi. Ma questo vale anche su scala nazionale. E significa che chi deve sbarcare il lunario è il meno interessato alle elezioni».
Immaginava il testa a testa con Serracchiani?
«No, ero convinto che avrei vinto e resto convinto di aver lavorato bene nei cinque anni appena passati. A chi mi chiedeva un pronostico ripetevo che ce l’avrei fatta, ma anche che sono molto preoccupato per gli anni che verranno, perché ci sono meno risorse e piú disoccupazione, per questo c’è da mettersi al lavoro subito. Rilevo comunque che, come accaduto altrove, chi governa in un momento come l’attuale e si ripresenta è penalizzato. Da questo punto di vista arrivare a un soffio dalla vittoria è già un buon risultato».
Pensava a un risultato piú alto del M5S?
«Ritenevo che avrei potuto trovarmi di fronte a un testa a testa con il candidato del Movimento 5 Stelle. E invece alla fine l’ha spuntata la candidata del centrosinistra. Ripeto, sono abituato a vincere e a perdere. Il M5S rispetto al voto delle politiche, comunque, ha perso voti e questo è positivo».
Resterà in Consiglio?
«Certo, farò il consigliere regionale per cinque anni e lavorerò in Consiglio».
La sua lista civica, Autonomia responsabile, ha superato il 10%, piú della Lega e poco meno del M5S. È soddisfatto del risultato?
«Se penso che la lista civica di Nicola Zingaretti, eletto governatore del Lazio, ha fatto il 5%, dico di sí, ritengo che la mia intuizione di costruire una civica sia stata giusta».
Un’Altra Regione e Franco Bandelli si sono fermati a poco piú del 2%, portando via voti però solo al centrodestra, soprattutto a Trieste. Si rimprovera di non essere riuscito a trovare un accordo con lui?
«Le analisi piú approfondite le faremo piú avanti, adesso non è il momento di pensare a ogni dettaglio. Magari, però, anche la mancata candidatura di Marino Andolina e quindi di Rc ha avvantaggiato la mia avversaria».
Qualcuno dice che la sconfitta è dovuta anche a ex amici come Ferruccio Saro e Roberto Antonione. È cosí?
«Nei momenti elettorali di persone che si avvicinano e si allontanano ce ne sono molte, trovi nuovi amici o alcuni ne perdi. Con il discorso degli amici, quindi, facciamo pari e patta e chiudiamola qui».
Basta. Non aggiunge altro Tondo. Che chiude la conferenza stampa con i cronisti e rimane nel quartier generale di viale Duodo circondato dagli amici di sempre. Ora l’ex governatore staccherà la spina per qualche giorno, arrivato alla fine della campagna elettorale sfinito. Ora si apriranno altre fasi. Quelle delle analisi interne al centrodestra e al Pdl in particolare. Ci saranno rese dei conti – accade sempre cosí per chi perde – e spinte verso il rinnovamento. In Consiglio con ogni probabilità Tondo non sarà il capogruppo dei pidiellini, non dopo essere stato governatore. Quel ruolo finirà sul tavolo della discussione interna al Pdl. Immaginare il futuro politico dell’ex governatore oggi è un azzardo. Non vi è dubbio, però, che Tondo abbia ragione quando abbraccia una signora e ripete: «Dai su, che la vita non finisce qui». Vale lo stesso per la vita politica e probabilmente anche per l’esperienza di Tondo. Che ha perso, ma che, come ha sempre ripetuto, resta un inguaribile ottimista.
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