Tondo: il mio piano per il lavoro giovanile

UDINE. È lontanissimo dagli streaming, dalle zuffe, dai sondaggi. Renzo Tondo, governatore uscente e ricandidato per il centrodestra, affronta l’ultimo giro di una giostra elettorale difficile come nessun’altra prima, tra la crisi che stritola famiglie e imprese e la disaffezione per la politica. Racconta d’aver puntato tutto sulla concretezza, sulle cose fatte e che restano da fare. Tra una settimana ai discorsi ribatterà il risultato delle urne. Tondo non si scompone. E poi? «E poi chiuderò la campagna elettorale con un brindisi propiziatorio, perché sono un inguaribile ottimista». L’ultimo giro è a tutta velocità.
Presidente, se eletto cosa farà nei primi 100 giorni?
«Uno dei primi passaggi sarà l’assestamento di bilancio, lì ciascuno dimostrerà la propria coerenza. Se sarò eletto le risorse per la manovra di metà anno andranno tutte al lavoro e all’abbattimento dell’Irap a famiglie e imprese. Poi proporrò una legge Omnibus da portare in Consiglio perché si prosegua sulla strada dei tagli alla spesa pubblica e per la sburocratizzazione».
Meno burocrazia è sempre stato un suo pallino. Perché non è riuscito nella svolta che voleva?
«Stroncare la burocrazia è un processo lungo che abbiamo iniziato ad aggredire a inizio legislatura. Poi le energie sono andate tutte sul parare i colpi della crisi. Ma riprenderemo ora con rinnovato vigore. Abbiamo individuato dei settori del sistema produttivo che dipendono solo da noi e sui quali agiremo, senza derogare nulla a Roma o all’Europa».
Ad esempio?
«Elimineremo tutte le leggi di settore, quelle leggi cioè attraverso cui la Regione dà contributi agli enti locali. E creeremo invece un unico Fondo di investimento per i Comuni che sarà fissato annualmente in Finanziaria e da ripartire secondo parametri oggettivi predeterminati. Così i Comuni invece di compilare pratiche o tirare per la giacca l’assessore di turno, amministreranno il Fondo come ritengono. Vogliamo tagliare 60 mila pratiche».
Il suo governo ha investito molto sugli ammortizzatori sociali. Ma come pensa di creare nuove opportunità di lavoro?
«Abbiamo investito molto sugli ammortizzatori sociali sì, ma anche sulla formazione ai fini dell’occupabilità e sugli incentivi alle imprese per assunzioni e stabilizzazioni che in questi anni sono state circa 20 mila. Le nuove opportunità passano anche attraverso un progetto che mi sta molto a cuore e che abbiamo definito “patto generazionale”. Saremo la prima Regione a sperimentare questo strumento che, attraverso risorse nazionali per un milione, darà l’opportunità ai lavoratori che non hanno potuto andare in pensione, a causa della riforma Fornero che ha allungato i tempi, di richiedere il part time. La differenza nel pagamento dei contributi la pagherà la Regione al lavoratore in part time. In cambio, però, l’azienda potrà assumere un giovane a tempo indeterminato. Il progetto è su base volontaria e una volta terminata la sperimentazione verrà sostenuta ulteriormente con risorse regionali».
Spesso in questa campagna elettorale si è detto che la Regione dovrebbe fare maggior uso dei Fondi europei. È così?
«Chi lo afferma dovrebbe spiegare che cosa ha portato al Fvg dal suo ruolo in Europa. La Regione i fondi europei li usa già. E attendere la manna dal cielo di Bruxelles quando dopo le elezioni in Germania neanche sappiamo se l’Europa ci sarà è solo un modo di generalizzare. Aggiungo che se l’onorevole Serracchiani fosse stata più presente in Europa nei suoi quattro lunghi anni da parlamentare europeo, forse sarebbe più credibile nel presentare queste ricette. Mi pare si sia distinta invece per “assenteismo certificato” sia nelle presenze sia nell’iniziativa. Qualche lettera scritta qui e là, qualche convegno, nessun risultato. Il Fvg è terra di concretezza e penso saprà ben giudicare».
Molti sono stati anche i contributi alle aziende. Come considera le critiche dal mondo delle imprese?
«Sono l’unico imprenditore tra i candidati alla presidenza della Regione e ho sempre accompagnato l’attività politica a quella imprenditoriale. Capisco bene il momento difficile per gli imprenditori, perché sono uno di loro, ma dico anche che abbiamo investito 480 milioni per le imprese con la sola legge anticrisi. Un altro strumento che attiveremo è una banca di sviluppo regionale, proposta di legge già presentata da Alessandro Colautti».
Anche in Fvg esiste il tema del “voto utile”?
«Eccome. Bisogna fare chiarezza soprattutto all’elettorato di centrodestra e moderato. Ogni voto dato a Un’altra Regione è un voto dato all’ingovernabilità o direttamente a Serracchiani. Bandelli non ha un reale programma di governo, mira solo a un posto in Consiglio per sè o per qualcun altro. Aggiungo poi che Un’altra Regione non ha alcun reale interesse o conoscenza di ciò che avviene al di fuori di Trieste, l’unica realtà che conosce, peraltro demagogicamente».
È stata una scelta partecipare a pochi confronti con gli altri candidati?
«Alcuni erano impegni che avevo preso, altri no. Ricordo che alla Rai slovena erano vuote le sedie di Serracchiani e Galluccio e a un confronto sulla Sanità non c’era Bandelli. Forse i miei competitori si dimenticano che c’è una Regione da governare, che, ad esempio, la giunta si riunisce ogni settimana. Venerdì abbiamo preparato la delibera da proporre al Consiglio delle Autonomie per la suddivisione dei 90 milioni ai Comuni stanziati per il patto di stabilità».
Se perderà rimarrà in Consiglio?
«Certamente. Ma una regola della politica è che quando consideri la subordinata rischi di perdere di vista la principale. Io sento che vincerò».
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