Top500, Agrusti cita Jobs e l’Europa: da qui saremo ancora pionieri

Il leader di Unindustria omaggia Zanussi, Savio e la famiglia Wallenberg «nuovi cavalieri del lavoro»

PORDENONE. «A Pordenone possiamo vantare di avere grandi cavalieri del lavoro che sono stati protagonisti in primis della nascita della provincia e hanno creato realtà talmente solide per poi trovato altre gambe su cui camminare.

È vero che Lino Zanussi e Luciano Savio hanno creato aziende di grande livello, ma è anche vero che erano così spendibili a livello internazionale che sono state rilevate da player internazionali: penso a Electrolux e alla famiglia Wallenberg, che ha fatto investimenti enormi sul territorio.

Questi possono essere i nuovi cavalieri del lavoro: i Wallenberg sono una famiglia a tutti gli effetti pordenonese (si tratta di un nucleo svedese che ha partecipazioni nella maggior parte dei grandi gruppi industriali, ndr), tant’è che proporrò al sindaco Alessandro Ciriani di conferire loro la cittadinanza onoraria di Pordenone. Sono i nuovi cittadini importanti della nostra realtà».

Lo ha affermato il presidente di Unindustria Pordenone, Michelangelo Agrusti, in apertura del suo intervento durante la cerimonia per festeggiare il mezzo secolo dell’associazione di categoria.

Il numero uno degli industriali ha messo in evidenza «l’importanza dell’azione di quegli imprenditori che, in una nazione e in Friuli distrutti dalla guerra, hanno cominciato a costruire in piccoli laboratori gli oggetti che sarebbero serviti a un Paese che aveva bisogno di cambiare faccia. Antesignani di Steve Jobs, con lungimiranza, hanno intercettato la domanda di un’Italia che cambiava ed è diventata l’Italia del boom: si pensi a Fiat e Rex».

A Pordenone l’industria ha rappresentato l’elemento portante dello sviluppo economico, sociale e culturale. «Oggi siamo qui a dirci che sarà ancora più intenso il nostro impegno nel proseguire sulla strada del progresso economico, dell’innovazione e della competitività per garantire un futuro alle giovani generazioni – ha detto Agrusti –. Una sicurezza per le nostre famiglie e per garantire coesione sociale e generazionale.

Assieme alle altre categorie economiche, alle professioni, alle organizzazioni sindacali e ai loro rappresentanti, continueremo a impegnarci per la crescita complessiva di questa provincia. I nostri imprenditori hanno dimostrato, anche in questi anni difficili in cui uno tsunami ha colpito l’economia di buona parte del mondo, di avere forza, intelligenza e coraggio.

Hanno dimostrato di voler partecipare allo sforzo collettivo per fare sì che questa terra di imprese avesse anche scuole di qualità, una sanità di eccellenza, una cultura diffusa e per tutti».

Secondo Agrusti, «la naturale vocazione dei nostri imprenditori all’esportazione di prodotti di qualità e la presenza di importanti multinazionali che hanno per decenni arricchito la nostra naturale predisposizione all’impresa ci fanno sentire fieramente italiani, ma egualmente cittadini d’Europa.

Di un’Europa che è stata il sogno di tante generazioni, ha garantito il più lungo periodo di pace dopo centinaia di anni di guerre e ha assicurato mercati aperti e opportunità, un tempo sconosciute, per le nuove generazioni. Teniamocela stretta.

Continueremo a garantire nostro impegno anche per la crescita di questa regione, per la sua unità sia pure nel rispetto delle diversità dei nostri territori e delle specifiche vocazioni. Se sapremo valorizzarle, rispettarle e assecondarle, ne guadagneremo tutti e sapremo giocare un ruolo essenziale al di là della nostra dimensione».

Quindi un pensiero a chi non ce l’ha fatta, a chi non c’è più. «In prima fila, abbiamo lasciato una sedia vuota – ha spiegato Agrusti –. Sopra solo un fiore. L’abbiamo dedicata a chi non ce l’ha fatta, a chi non ha retto alle notti insonni per una crisi pesante che aveva scavato profondamente nella loro umanità, imprenditori o lavoratori che fossero. Anche loro sono parte della storia di questo cinquantennio.

Anche loro hanno avuto successi e delusioni, nella notte più buia, magari perché non avevamo capito e sono rimasti soli, se ne sono andati, in silenzio. In fondo così è anche la vita, una corsa a ostacoli dove qualcuno cade, ma qualche altro prende quel testimone e lo porta avanti».

Agrusti ha chiosato ricordando quanto affermava Winston Churchill, ossia che il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale, ma è il coraggio di continuare quello che conta. «Grazie Pordenone – ha concluso –: insieme verso nuovi ambiziosi traguardi, con la nostra capacità di innovazione e la nostra ostinata memoria di futuro». —


 

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