Top500, Bono ai suoi colleghi: oggi fare gli imprenditori significa essere eroi

Il presidente di Confindustria Fvg: al nostro Paese serve una rivoluzione culturale. «Le frizioni tra Italia e Francia? Non sono preoccupato, i legami sono così tanti...»

PORDENONE. «Fare gli imprenditori, oggi in Italia, significa essere eroi. C’è una cultura anti impresa che non è di questo governo, ma è radicata da 40, 50 anni. Al Paese serve un cambio culturale profondo, oserei dire una rivoluzione culturale». «Siete eroi».

È bastata questa frase, da parte del presidente degli industriali del Friuli Venezia Giulia Giuseppe Bono, per solleticare la platea gremita del teatro Verdi. In sala tanti suoi colleghi, il gotha della finanza e dell’imprenditoria di questo lembo di Nordest (anche Boccia e Zoppas tra i tanti Vip), riunitasi a celebrare i 50 anni di Unindustria, nata nel gennaio del 1969 per volontà di tre lungimiranti capitani d’industria del tempo, Zanussi, Savio e Locatelli.

Bono nel suo intervento abbraccia temi nazionali e internazionali, come è solito fare. A margine, in una chiacchierata con i giornalisti, parla di rapporti tra Italia e Francia in queste settimane tesi più che mai. Ma lui afferma di «non essere preoccupato per le frizioni tra i due Paesi.

Tra Italia e Francia sono tanti e tali i legami che ci sta che la politica possa in certi momenti, sia da una parte che dall’altra, cercare di riaffermare una maggiore tutela dei propri interessi». Sulla congiuntura Bono ammette che siamo in un periodo in cui «bisogna stringere i denti, perchè ci troviamo in una recessione che investe un po’ tutto il mondo. Dobbiamo cercare di guardare di più al futuro che all’immediato, è fondamentale prepararsi per il dopo».

Un pensiero anche al ponte Morandi di Genova, per la cui ricostruzione Fincantieri (Bono è Ad del colosso della cantieristica) è in prima linea con Impregilo. «Nei nostri stabilimenti stiamo già per iniziare a costruire alcuni elementi e strutture del nuovo ponte e tutta la sua ossatura, penso che la conclusione dei lavori nel 2020 sia un obiettivo realistico».

Dal palco ribadisce che servono «messaggi appassionati. Si parla sempre tanto di imprese, poco di imprenditori. Ma siamo qui a festeggiare i 50 anni di Unindustria, un traguardo importantissimo. E grazie al presidente nazionale Boccia, che ha dato una nuova identità a Confindustria nazionale».

Quindi Bono batte sul tasto dell’innovazione, del “capitale umano” che deve mettersi al passo con i tempi. «Il Paese ha bisogno di avere una classe dirigente - spiega - che sappia competere nel mondo globalizzato. Non basta più che i nostri giovani manager guardino sull’uscio di casa, si accontentino di conoscere il territorio dove sono nati e cresciuti. I giovani devono essere competitivi dappertutto».

Da una citazione di Stendhal «la passione non è cieca, ma visionaria», Bono prende lo spunto per ribadire che «adesso dobbiamo avere una visione di quella che sarà l’Italia tra 10 anni, dobbiamo avere chiaro il ruolo e lo sviluppo del Paese. E riappropriamoci del nostro Paese e dell’Europa. Perchè anche rafforzare l’euro come moneta di valore mondiale ci aiuta a competere».

Infine il presidente degli industriali del Fvg tocca un altro tasto a lui caro, quello delle pastoie burocratiche, che rischiano di frenare la crescita. «La burocrazia è stata creata dalle leggi - ha affermato - dobbiamo batterci perchè ci siano leggi migliori e giuste che possano abbattere la burocrazia.

Da parte di chi amministra la cosa pubblica non si devono guardare con sospetto gli imprenditori, perchè non sono più i padroni delle Ferriere. Tutti dovrebbero battersi per lo stesso obiettivo, quello di dare un futuro ai nostri figli». Bono chiude l’intervento con un aneddoto.

«L’altro giorno un importante ministro - ha raccontato - mi ha chiesto “ma quanto guadagna un operaio nella sua azienda?” e io gli ho risposto che in Fincantieri la busta paga di un operaio è di 1.500, 1.600 euro netti al mese. “Ma allora perchè tanti giovani non vanno a fare questo mestiere?”, il ministro ha replicato. È la domanda a cui dobbiamo dare risposte, il lavoro ha sempre una sua dignità». —


 

Argomenti:top 500 fvg

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto