Tormentata e minacciata dall’ “orco” di Facebook

Prometteva carriere nel mondo dello spettacolo dietro scatti a luci rosse. Stavolta nel mirino di Mutton, in carcere a Pordenone, è finita una 23enne
Nella foto di archivio una ragazza davanti al sito di socialnetwork Facebook ANSA ARCHIVIOGUIDO MONTANICRI
Nella foto di archivio una ragazza davanti al sito di socialnetwork Facebook ANSA ARCHIVIOGUIDO MONTANICRI

PORDENONE. Nuovi guai giudiziari per Giuseppe Mutton, l’ “orco” di Facebook, condannato a 8 anni e 5 mesi di reclusione per aver spinto svariate ragazzine a mandargli le loro foto nude, in pose pornografiche promettendo loro una carriera nel mondo dello spettacolo.

Questa volta il 37enne, in carcere a Pordenone, deve rispondere dei reati di minaccia e molestia nei confronti di una giovane di 23 anni residente a Treviso. L’ennesima ragazza adescata dall’uomo, poi minacciata e perseguitata con messaggi e telefonate a ogni ora del giorno e della notte.

In base all’accusa, Mutton dopo i primi approcci avrebbe dovuto fare i conti la reticenza della giovane ad avere assidui contatti con lui: a questo punto avrebbe iniziato ad assumere toni intimidatori e minacciosi nel corso numerose conversazioni telefoniche con la 23enne.

Le avrebbe inviato decine di messaggi zeppi di minacce e ricatti del tipo «allora domani prenderò provvedimenti verso di te... mi hai deluso, me la pagherai...». E ancora: «So come fare per incastrarti... se mi denunci ti rovino la vita … allora ci vediamo in Tribunale...». E poi: «... ti ho detto di chiamarmi appena ti svegli guarda che mi inc.... come una bestia...», «Ti sei fregata da sola ci vediamo in Tribunale».

E avanti di questo passo. Un inferno, insomma. Mutton avrebbe inviato decine di messaggi oltre a ripetuti squilli e telefonate, anche mute, ad ogni ora della notte. Almeno fino a quando la giovane, esasperata, ha deciso di raccontare tutto ai genitori, quindi di sporgere denuncia. Ora il processo che si è aperto la scorsa settimana davanti al giudice monocratico è stato aggiornato al prossimo ottobre.

Mutton avrebbe compiuto i fatti al centro dell’accusa nel 2010, durante un permesso per curare una malattia degenerativa a una gamba. Gli avevano concesso i domiciliari, ma in casa gli avevano trovato un archivio fotografico con scatti a luci rosse ottenute dietro promesse di inesistenti carriere. Un gorgo del vizio che sembrava senza fine.

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