Tra paure e speranza le storie dei trapiantati: «Cuore e amici nuovi, a Udine siamo rinati»
L’esperienza dei pazienti sottoposti a interventi e riabilitazione. Unanime la gratitudine verso il personale sanitario che li ha seguiti
Il primo Natale con il cuore nuovo, Nerina Tosolini lo trascorrerà al ristorante con i figli.
«Ho ricevuto il trapianto il 2 agosto scorso e sono uscita dall’ospedale a ottobre: grazie al professor Vendramin e al suo staff sono rinata» racconta, commossa, la 62enne di Tricesimo.
Affetta da una cardiomiopatia dilatativa, prima di essere operata, ha convissuto per un anno con una macchina ingombrante, che le impediva persino di andare a fare la spesa.
Giornate trascorse a controllare che quei tubicini non si staccassero e che il marchingegno non iniziasse a suonare in modo sconsiderato. «Ricevetti due chiamate, prima di quella decisiva, ma in entrambi i casi i cuori non erano compatibili».
Due false partenze che non l’hanno portata alla resa, così come non l’ha abbattuta l’infezione arrivata dopo il trapianto: «La ripresa è stata più lunga del previsto – confida – ma da un paio di settimane mi sento un’altra persona».
Ricominciare a respirare: un gesto che ci sembra così scontato, finché non entriamo in un reparto come la cardiochirurgia del Santa Maria della Misericordia.
Finché non parliamo con persone come Nerina, o come Giovanni Romagna, che viene da lontano, da Pesaro, e ha ricevuto il suo cuore nuovo lo scorso 5 ottobre: «Mi sentii male alla laurea di mia figlia, nel giugno 2023, e mi ricoverarono ad Ancona – racconta –. Poco prima di entrare in sala per il bypass, ebbi un arresto cardiaco». Sentirsi svanire: un’esperienza che non è l’unico a descrivere proprio in questi termini. «I medici mi dissero che non c’erano speranze, la parte sinistra del mio cuore non rispondeva più: furono gli stessi anconetani a prendere contatti con Udine, cardiochirurgia d’eccellenza, che mi ha salvato la vita» conclude il 61enne, visibilmente commosso, che ora torna qui ogni due settimane per i controlli.
Giovanni Puiatti, invece, sta per celebrare il primo compleanno del suo cuore nuovo: «Sono stato operato la Vigilia di Natale dell’anno scorso e grazie a queste persone straordinarie, che mi hanno infuso fiducia e forza, non ho mai smesso di crederci» confida il 66enne di Cormons, ex produttore di vini.
«Infarto e arresto cardiaco, mi portarono prima a Gorizia e poi a Trieste – racconta – finché non arrivò la chiamata del trapianto. Avevo paura, ma l’ho affrontata e sarò sempre grato a chi mi ha dato una seconda vita. Qui dentro ho conosciuto un mondo di sopravvissuti e di angeli».
Pronuncia queste parole da un letto dell’ambulatorio al primo piano del padiglione 5 dell’ospedale, dove è stato chiamato per il primo controllo annuale. «Mi hanno accudito e insegnato la pazienza di aspettare».
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