Tra pelli e pergamene, là dove i libri antichi rovinati e sporchi risplendono di nuovo

L’affascinante storia di Michele Della Mora, 41 anni, di Cordenons. Lavora col fratello Nicola e insieme restaurano anche opere d’arte

CORDENONS. Lui i libri li fa letteralmente “a pezzi”. Poi, se serve, prima di ricomporli pagina dopo pagina, persino li lava. Restituendoli così al loro antico splendore. È il suo mestiere, e avere a che fare con «le cose vecchie» è una scelta che ha fatto fin da ragazzo.

Quando c’era da decidere il percorso di studi, non ha avuto tentennamenti. Perché «toccare» l’antico lo ha sempre affascinato. Così come maneggiare attrezzi di un tempo. «Avevo un nonno falegname e uno con impresa edile. Provare a fare è stato il gioco dell’infanzia».

Michele Della Mora, classe 1977, di Cordenons, dopo l’Accademia di Belle Arti a Bologna, nel 2005 si è specializzato nel restauro di libri e stampe antiche. Appena un anno più tardi, insieme al fratello gemello Nicola, ha aperto un’attività di manutenzione, recupero, ripristino e conservazione di opere d’arte. Dagli affreschi – specialità a cui si dedica insieme a Nicola –, ai beni librari.

Michele oggi è uno dei rari artigiani in Italia che di mestiere “cura” volumi che hanno viaggiato nella storia. «Ho toccato pagine dell’XI e XII° secolo», racconta. Togliendo loro i segni del tempo: dall’umidità alle macchie di ogni tipo, fino alle deiezioni di insetti.

«Se il caso è grave, il restauro prevede lo smontaggio completo del volume». Dalla rimozione della copertina, alla scucitura della rilegatura. Il tutto con estrema cura e pazienza. Se serve si ricreano le pagine mancanti. Utilizzando pelle e pergamena. Di questa – a orecchio – Michele riconosce lo spessore. «Ascolto il rumore che fa», dice sorridendo.

Poi c’è la fase del lavaggio, prima di ricomporre il libro secondo le tecniche della legatoria antica, copertina compresa.

Spesso accade che quest’ultima sia talmente rovinata da risultare praticamente irrecuperabile. Anche in quel caso il restauratore di Cordenons ne crea una identica all’originale, utilizzando gli stessi materiali di un tempo. Pelle, cartone e anche legno. Il suo “marchio di fabbrica” è la rilegatura copta. Ha origini antiche – i primi ad usarla furono i cristiani copti dell’Egitto – e si esegue senza l’uso di colla, ma solo ago e filo.

In questi anni tra le sue mani sono passati volumi di ogni genere. Varie edizioni della “Divina Commedia”, persino del 1500. Una “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso risalente al 1745, dedicata a Maria Teresa d’Austria e appartenente ad un bibliofilo. «Un’opera meravigliosa che all’inizio di ogni capitolo riporta illustrazioni di Giambattista Piazzetta, famoso incisore veneziano del 1600».

Al laboratorio di via Stradelle 17 a Cordenons si rivolgono sia clienti privati – dai collezionisti a chi per caso ritrova in soffitta qualche libro appartenuto a nonni e bisnonni che ha bisogno di essere rimesso in sesto –, sia archivi pubblici, comunali e parrocchiali. Spesso quella di Michele è l’ultima mano ad aver toccato oggetti preziosi che una volta ricomposti, vengono digitalizzati – «È la tendenza odierna» –, per scongiurarne una successiva usura.

Questa cura «quasi maniacale» è la stessa che lo accompagna quando si trova a riportare un testo all’indietro nel tempo. «Ogni volta è un’emozione che si rinnova». Perché per lui un libro non è unicamente il suo contenuto.

«È la storia di chi lo ha posseduto, di chi lo ha sfogliato, di chi lo ha letto…». E Michele – entrando in un mondo oltre le parole d’inchiostro –, prova a immaginarla, osservando come l’opera è stata conservata, quali annotazioni riporta, quali sono le parti danneggiate. «A volte tra le pagine ingiallite ritrovo segnalibri, foglie, quadrifogli, liste della spesa. E da quel momento l’oggetto non vive più nell’anonimato».

Per il “dottore” dei libri la passione è talmente smisurata che, oltre a dedicarsi alla cura delle loro malattie, i volumi pure se li crea. Insegnando a sua volta a realizzarli. È infatti docente di legatura – oltre che di miniatura (altro interesse condiviso col fratello) – allo Scriptorium Foroiuliense di San Daniele del Friuli.

Agli allievi spiega come può nascere un libro esclusivamente con l’uso di materiali e tecniche di un tempo. I primi li va a scovare nei mercatini dell’antiquariato, reali e virtuali («In internet si trova di tutto»); e poi, svela, nel suo laboratorio nulla viene buttato via, anzi.

Qualsiasi pezzo di pergamena o pelle recuperato viene accuratamente conservato. Negli anni, la smisurata curiosità e voglia di imparare lo hanno aiutato «a imitare» la manualità dei suoi antichi “colleghi”. «La scuola ti forma – ammette –; sta poi all’artigiano capire come agire volta per volta per preservare l’opera così come è stata immaginata dal suo creatore».

Quello che nasce dalle mani di Michele può diventare un libro per firme, un diario, un quaderno, un album dei ricordi, tra l’altro richiestissimi. Come sono ricercate le sue riproduzioni anastatiche di codici antichi. È il caso del “Codex Legum Langobardorum”, detto anche “Codice Cavense 4”, conservato nella Biblioteca Statale a Badia di Cava De’Tirreni.

«Risale ai primi anni dell’XI secolo e contiene la più ampia raccolta di leggi longobarde, tra cui il famoso editto di Rotari del 643». Una ditta di Bergamo ne ha commissionate parecchie copie. «Insieme allo “Scriptorium” l’abbiamo ricostruito tale e quale all’originale».

E alcuni esemplari sono arrivati fino negli Stati Uniti, richiesti dalle biblioteche d’oltre Oceano. Una bella soddisfazione per Michele. Convintissimo che la moderna digitalizzazione di testi e documenti non potrà mai sostituirsi al fascino di un libro.

«Ogni volta che ho tra le mani un volume che ha attraversato il tempo ed è giunto fino a noi – confida –, mi chiedo: «Ma noi oggi dove stiamo lasciando la nostra memoria? ». Certo che quello virtuale non sia proprio il luogo più sicuro, lui continua con passione a dedicarsi alla salvaguardia degli «scrigni» antichi.


 

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