Tragedia del lago della Burida: «Viottolo insicuro»

PORDENONE. Le orchestre, alla festa sul lago della Burida, suoneranno musica a basso volume. In segno di rispetto e in memoria di Cristina Furlan e del suo piccolo Federico Piva, madre e figlio inghiottiti dalle acque del lago il 13 maggio scorso, prigionieri dell’automobile.
Non ci saranno iniziative di commemorazione, ma gli organizzatori della manifestazione, che si inaugura stamattina a mezzogiorno e non coinvolge peraltro la sponda dove è avvenuta la tragedia, hanno voluto esprimere con questo gesto, pieno di delicatezza, la loro vicinanza alla famiglia delle vittime.
Intanto l’avvocato Luca Turrin ha depositato per conto dei familiari un’istanza in Procura, finalizzata alla ricostruzione della dinamica dell’incidente, con particolare riferimento allo stato dei luoghi.
Nell’istanza si chiedono ulteriori accertamenti in merito ai rischi per la pubblica incolumità del sito: non ci sono dispositivi di protezione, come una barriera che impedisca l’accesso al lago dal viottolo erboso in discesa, né cartelli che segnalino agli automobilisti il pericolo.
«A prescindere – sottolinea Turrin – dall’esito dell’autopsia, che ancora non conosciamo, riteniamo che l’ipotesi della disgrazia possa trovare ulteriore conforto da tali approfondimenti. L’assenza di protezioni e di segnalazioni non può che essere una concausa dell’incidente. Dopo cinque metri, la discesa, liberamente accessibile da chiunque, finisce in uno specchio d’acqua di una profondità notevole».
Ulteriori verifiche sono state richieste in merito a chi detiene la proprietà e ha l’obbligo di custodia del sito, anche ai fini di un eventuale accertamento delle responsabilità, in sede civile e penale. Quello che ora desidera la famiglia, che non si dà pace, è solo la ricerca della verità.
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