Tragedia in Pakistan, alpinista del Fvg muore scalando il Laila Peak

UDINE. Tragedia sul Laila Peak, in Pakistan, dove quattro alpinisti friulani, giuliani e veneti erano impegnati in spedizione a tentare la prima discesa integrale con gli sci della spettacolare montagna nel cuore della catena del Karakoram.
Uno dei quattro ragazzi è caduto durante la discesa. Si tratta di Leonardo Comelli, originario di Muggia, il fotografo della spedizione. Sarebbe scivolato attorno alle sette (ora locale) davanti agli occhi dei compagni, durante un traverso con gli sci ai piedi.
Il team di alpinisti, formato da Comelli, dal padovano Carlo Cosi, dal tarvisiano Zeno Cecon e dal capospedizione goriziano Enrico Mosetti, stava rientrando dal tentativo alla cima, avvenuto questa mattina come da programma.
La partenza dal campo alto, posizionato tre giorni fa a 5.350 metri di altitudine, su una comoda, sicura e riparata ”collinetta” (così ce l’aveva definita il capospedizione, sempre al telefono) era avvenuta verso le quattro del mattino ora locale, le sette del nostro fuso orario.
Le condizioni meteorologiche e quelle della neve erano ottime per effettuare la salita.
E in generale erano state sempre buone dall’arrivo al campo base, collocato al di sopra dei quattromila di quota. I ragazzi sono l’unica spedizione presente sotto questa montagna.
Giovedì mattina sono arrivati a circa centocinquanta metri dalla vetta, ma poi hanno deciso di fare dietrofront, perché il pendio terminale era troppo carico di neve. E quindi poco sicuro. La decisione è stata dunque saggia e prudente.
L’incidente poi è avvenuto attorno alle sette del mattino, a discesa già iniziata. I genitori dei ragazzi, che seguono dall’inizio del viaggio i propri figli in una chat comune su whatsup, sono stati subito avvisati dal capospedizione, che assieme al compagno Zeno Cecon si è mosso istintivamente a soccorrere l’amico, per constatare una volta individuatolo, che non c’era più nulla da fare.
Quando è successo i compagni erano fermi in un posto sicuro ad aspettare che Leonardo li raggiungesse, effettuando una pausa, come è consuetudine fare durante le discese di sci ripido, per rimanere sempre a vista l’uno con l’altro. E’ stata una frazione di secondo.
«Leonardo ha incrociato gli sci - ha detto la mamma di Mosetti riferendo le parole del figlio Enrico, grandissimo amico e compagno di sciate di Leonardo - e perso l’equilibrio all’indietro precipitando per quattrocento metri lungo una parete mista di ghiaccio e neve. Enrico e Zeno hanno poi trasportato l’amico Leonardo per duecento metri, assicurandolo in un luogo sicuro e riparato. Si sono fermati vicino a lui un paio di ore, mentre nel frattempo Carlo Cosi raggiungeva il campo alto per recuperare del materiale. Dopo averlo coperto bene anche loro si sono incamminati verso il campo base, dal quale distavano ancora tre ore circa. Il telefono satellitare era quasi scarico e non ho potuto stare molto al telefono con lui».
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