Tragedia sulle Alpi, morti marito e moglie

PORDENONE. Stavano salendo in cordata, moglie e marito, sulla via nord di Cima Vermiglio, nel gruppo della Presanella. Questa domenica mattina verso le 9. Insieme nella vita, insieme in montagna, nel tempo libero, e insieme nella morte.
Beatrice Corona, nativa di Erto, e Massimo Albini, entrambi di 54 anni, risiedevano a Milano, nel quartiere della Comasina, ma ritornavano spesso in Friuli: con il marito, lei aveva ristrutturato la casa dei genitori, a Forcai. Beatrice e Massimo erano esperti alpinisti e avevano due figlie di 20 e 22 anni, Irene e Ilaria.
Questa domenica hanno affrontato un percorso relativamente abbordabile. Si trovavano sul canalone della nord, a quota 3.200 metri, quando si è verificata la tragedia. Uno dei due ha perso l’appiglio trascinando anche l’altro. Sono precipitati per 300 metri e non hanno avuto scampo. Nessuno ha assistito alla tragedia. La coppia era iscritta al Cai di Cinisello Balsamo ed era arrivata al rifugio Denza per conto proprio.

Sulla stessa via, però, stava salendo prima di loro una comitiva della stessa sezione del Cai che stava facendo un corso sul ghiaccio. Quando la comitiva ha raggiunto la vetta ha atteso per un po’, poi, verso le 10 e 15, visto che Massimo e Beatrice non si vedevano, hanno dato l’allarme. La centrale operativa di Trentino emergenza ha subito inviato sul posto una squadra del Soccorso alpino e l’elicottero del 118.
Dalle prime ricostruzioni sembrerebbe che il primo di cordata sia caduto trascinandosi dietro il secondo. Potrebbe aver perso l’appiglio, ma chi era su quella stessa via fa notare che le condizioni del ghiaccio erano buone e che la temperatura era ideale per l’ascesa. Quindi non si esclude il malore.
I tecnici del Soccorso alpino hanno raggiunto i due corpi, ma non hanno potuto fare altro che constatare la morte dei due alpinisti i cui corpi sono stati recuperati con il verricello e trasportati a valle, fino a Vermiglio dove sono stati ricomposti nella camera mortuaria.

Le condizioni generali del tempo e della montagna erano buone e per compiere l’itinerario i due alpinisti erano ben equipaggiati con piccozza e ramponi. Inoltre la via nord di Cima Vermiglio non è particolarmente difficoltosa. Questo è il periodo migliore dell’anno per affrontare le vie nord. Questo fa pensare a una tragica fatalità.
Massimo e Beatrice avevano raggiunto il rifugio Denza verso le 17 di sabato pomeriggio. Avevano cenato e poi erano andati a dormire. Avevano iniziato l’ascesa verso le 3 e 30. Quindi non si può neanche dire che abbiano commesso un’imprudenza.
Del resto gli amici del Cai di Cinisello Balsamo li descrivono come prudenti. La montagna era la loro passione. Lui era tecnico in una ditta di termoidraulica, mentre lei lavorava come impiegata. Si dividevano tra Milano, dove lavoravano, ed Erto, dove era nata Beatrice. Avevano ristrutturato la casa dei genitori di Beatrice nella frazione di Forcai, nella quale amavano passare qualche giorno di relax.
Molti, a Erto, la ricordano come una persona molto affabile, che amava la sua terra d’origine, che aveva lasciato quando aveva solo un anno. I genitori infatti si erano trasferiti nel capoluogo lombardo per lavoro.
Quando tornava a Erto, Beatrice Corona incontrava sempre l’amico Italo Filippin, con il quale condivideva la passione pere la montagna.
Con il guardiacaccia ertano, la donna compiva escursione in zona e si allenava alla palestra di roccia. In un’occasione, avevano fatto un viaggio insieme in Africa per compiere scalate. A casa Massimo e Beatrice avevano lasciato le due figlie, Irene e Ilaria che sono state avvertite dai carabinieri. La più piccola, in segno di lutto ha subito messo sulla sua pagina Facebook una foto con la sorella e i genitori.
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