Tre bicchieri 2021 a 26 bianchi friulani. Brilla il Sauvignon con ben sei etichette

UDINE. C’è la nobiltà della viticoltura friulana, ma anche qualche nome emergente nella nuova, e attesissima, classifica dei “Tre bicchieri 2021”, pubblicata sul sito internet della guida del Gambero rosso. Sono 26 le etichette premiate con il massimo riconoscimento, esattamente quante l’anno scorso. Segno che il vigneto Friuli resta ai vertici nazionali. In particolar modo per i vini bianchi, visto che tutti i riconoscimenti sono finiti proprio ai bianchi, dal Friulano al Pinot grigio, dagli uvaggi alla Ribolla gialla.
È stato però il Sauvignon che si è messo particolarmente in evidenza, con ben sei eccellenze, tre delle quali della vendemmia 2019: Borgo Conventi, Tiare e Zuc di Volpe di Volpe Pasini. Altri due sono del 2018: il Liende di la Viarte e il Pière di Vie di Romans, mentre uno è un Riserva 2016 di Russiz Superiore di Marco e Roberto Felluga. Il Friulano in purezza ha dimostrato robusta qualità, in particolare quello di Schiopetto, ormai diventato un’icona, poi il Rassauer del Castello di Spessa e quello di Torre Rosazza, tutti 2019, cui fanno seguito i 2018 I Ferretti della Luisa e, per la prima volta, quello della Tenuta Stella.
Tra le novità più piacevoli, secondo i giudizi degli esperti del Gambero rosso, vi sono il Pinot grigio ’19 di Polje (Collio) che ha sbaragliato la concorrenza. Per quanto riguarda il Pinot bianco conferme per Doro Princic e Vigneti le Monde, accompagnati da un’ottima versione di Villa Russiz. Chiudono l’elenco dei monovitigni due bianchi prodotti con l’antica tecnica della lunga macerazione sulle bucce. Sono la Ribolla gialla Miklus Natural Art ’15 di Draga e la Ribolla gialla Selezione ’10 di Damijan Podversic. La Ribolla, vitigno autoctono sul quale si conta moltissimo per la promozione e per l’identificazione territoriale, resta però confinata ai due premi a Draga e Podversic, niente di più.
Nove uvaggi, tra grandi classici e qualche new entry, completano la classifica: sono il Braide Alte ’18 di Livon (che ha ottenuto anche 96/100 dalla guida Essenziale di Daniele Cernilli), il Capo Martino ’18 di Jermann, il Broy ’18 di Collavini, il Fosarin ’18 di Ronco dei Tassi, il Collio ’18 di Edi Keber, il Blanc de Blanchis ’17 di Ronco Blanchis, il BiancoSesto ’18 di Tunella, l’Eclisse ’18 di La Roncaia e I Fiori di Leonie ’18 della linea Myò di Zorzettig. La stragrande maggioranza dei riconoscimenti è stata attribuita ai vini di Collio e Colli Orientali, ma alcune eccezioni importanti dimostrano che anche in pianura, in zone vocate, si possono ottenere risultati di prestigio.
Soddisfazione alla cantina “La Roncaia” per il premio all’inconfondibile “Eclisse”. «Siamo felici che questo riconoscimento sia “tornato a casa” dopo anni riconfermando il livello qualitativo e l’unicità di un vino per noi iconico - dice Marco Fantinel, presidente dell’azienda -. Naturalmente, si tratta di un prestigio che celebra, oltre al prodotto, la cantina a tutto tondo, premiando soprattutto il lavoro degli ultimi anni dall’enologo Gabriele Tami e da tutto il nostro team tecnico».
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