Tre chef a caccia della prima stella «Pordenone merita locali d’eccellenza»

Ecco chi potrebbe ambire al sigillo di massima qualità «Qui ci sono tutte le potenzialità per attirare turisti»



Le ambizioni possibili sono quelle che si inseguono, a qualunque costo. «Mira alla luna – scrive Les Brown -, anche se sbagli atterrerai tra le stelle». Le stelle, appunto, quelle che nel campo del food significano una sola cosa: l’eccellenza. Per la verità, per dirla tutta, il concetto della “rossa” Michelin è abbastanza chiaro e indica un locale per il quale vale la pena fare una deviazione dal proprio itinerario. Domandiamoci allora se c’è un locale in città per il quale valga la pena fare una deviazione, interrompere il proprio tragitto, abbandonare la strada programmata e fare una sosta solo per mangiare un piatto che ripaghi l’azzardo.

Carlo Nappo a Pordenone gestisce il ristorante La Catina con Antonio Palumbo e Vincenzo Cioffi e ha deciso di investire sul territorio aprendo anche il Podere dell’Angelo, in via Fontane a Pasiano. «Non vado via da Pordenone – aveva più volte detto – è qui che voglio costruire l’eccellenza». Gli chiediamo se è della stessa idea a distanza di qualche anno. «Certamente – ci ha risposto –. Raggiungere l’eccellenza, però, è un percorso condiviso. Ci vorrebbe un salto di qualità anche da parte di tutti gli imprenditori, nel senso di percepire e anticipare le richieste dei clienti. Parlo degli orari di apertura, per esempio, di ampliare i servizi e accogliere i turisti, perché mi creda, Pordenone ha la possibilità concreta di attirare turisti. La città non è stanca, piuttosto alcuni imprenditori lo sono. Noi investiamo ogni anno decine di migliaia di euro nel locale, potremmo farne a meno, il cliente non sempre se ne accorge, ma l’ambizione di offrire il massimo va sostenuta anche con impegno concreto».

Poco più giù, la città presenta una seconda eccellenza. È la mano esperta e raffinata di Mirko Naibo, a ottobre dello scorso anno, poco più di due mesi fa insomma, le porte del ristorante Moderno, adiacente all’omonimo centralissimo hotel, si sono riaperte con la sua cucina. «Ho fatto qui la mia prima stagione, a 17 anni – ci ha raccontato tra una prenotazione e l’altra, con un pizzico di emozione – ora ci torno da chef e da titolare». Non è poco, anche se di esperienza nell’eccellenza Mirko Naibo ne ha fatta molta, in Italia e all’estero. Qualcuno lo ricorda alla cucina di Zaia, a Polcenigo, poi Borgo Ronche a Fontanafredda. «Questo posto e la città meritano una cucina di alto livello e la mia ambizione è quella di fare bene come spetta a un locale del genere. Ho mantenuto la tradizione del locale, principalmente orientata alla cucina di pesce, che poi è quella che mi contraddistingue, ovviamente con la mia visione di una cucina di classe, che soddisfi e che incuriosisca». Alle sue spalle una squadra importante, tre chef, personale di sala attento e la sua compagna Enrica Ros con cui condivide ambizione e esperienza. Sui social i commenti sono entusiasti e nei due mesi dall’apertura ai tavoli del Moderno si sono già seduti Katia Ricciarelli, Sandy Marton e qualche sera fa i Blues Brothers.

L’ultima nostra stella in città va ad Andrea Spina, chef del Gallo con sua moglie Diletta, anche lui orientato sul pesce vista la lunga esperienza all’Androna di Grado. «Non ci crediamo neanche noi, a marzo saranno dieci anni che abbiamo aperto. Difficili gli inizi? Non mi ci faccia pensare, dovevamo farci conoscere, il locale era tutt’altro, ma ora le soddisfazioni sono tante. Puntare alla stella? Non lo so, la nostra è un’azienda a conduzione familiare, la mia ambizione è far crescere il cliente, e in questi anni le cose sono davvero cambiate. Fa piacere quando la gente ritorna, domanda, si interessa e si incuriosisce». È l’ambizione possibile che ad Andrea è riuscita bene, davvero molto bene. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto