Trecento collaboratori di Jovanotti ripuliscono la spiaggia dopo il concerto, ma è polemica sull'organizzazione

LIGNANO. Si è messo al lavoro già da domenica mattina presto il team dell’artista che sabato sera ha radunato 50 mila persone a Lignano per lo spettacolo che ha scritto un nuovo capitolo nella storia degli show musicali. Il Jova Beach Party ha lasciato il segno.
Un segno che non si è materializzato nel temuto sfacelo della porzione di spiaggia occupata dal palco e dai fan, come probabilmente i malpensati avevano previsto, ma nell’entusiasmo dei presenti che, ancora domenica 7 luglio, si respirava su quella stessa spiaggia dove il cantiere è stato rimosso.
Nonostante il marchio eco sostenibile della festa timbrato anche da Wwf Italia e le raccomandazioni dello stesso artista, un po’ di spazzatura lasciata lungo il villaggio dai fan era inevitabile.
E, forte di tale consapevolezza, la squadra dei collaboratori di Jovanotti, che conta 300 persone affiliate per ogni tappa, questa mattina era già pronto.
Con tanto di guanti e cappello. Cartoni, bottigliette di latta e sacchi (utilizzati per ripararsi un po’ dalla pioggia di stanotte) vengono ordinatamente ammucchiati nel villaggio.
Giusto il tempo tecnico di un paio di giorni, e poi sparirà tutto. Tranne la voglia di ballare e cantare che verrà saziata il 28 agosto con il bis dell’evento.
Stesso luogo, stessa ora. Nonostante il gran numero di fan arrivati da tutta Italia, la macchina operativa delle forze dell’ordine e dei soccorsi si è dimostrata ben rodata e la viabilità è stata scorrevole, garantendo un esodo delle persone e delle automobili fluido.
Tutto in ordine, quindi. Meno che per un paio di sanzioni per il bagarinaggio e tre accertamenti per la somministrazione di cibo e bevande non autorizzata.
È tata una grande, grandissima festa. Jovanotti l’aveva annunciato: “Sarà qualcosa di unico, di mai visto prima”. Un debutto, quello del Jova Beach Tour, che però non è stato esente da critiche.
Organizzazione sotto accusa. Nel mirino di molti fan è finita l’organizzazione. A essere criticate in primis le code interminabili per acquistare i token, la moneta ufficiale del concerto con cui si potevano comprare cibo e bevande (uno ha un valore di 3 euro), e le code davanti agli stand enogastronomici dove in molti casi - già alle 20 - erano già finiti i prodotti in vendita.
Non è piaciuto poi il fatto che a fine concerto non fosse possibile cambiare nuovamente i token in euro. E c’è anche chi ha criticato il numero esiguo dei punti ristoro per così tante persone e quello dei cassonetti pieni di rifiuti già nel primo pomeriggio.
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