Tredicenne in coma etilico, amici l’hanno scaricata nel parco e sono fuggiti
PORDENONE. Le telecamere sembrano raccontare un’altra verità e dare vita a un giallo. I filmati acquisiti dalla polizia municipale e già trasferiti alla polizia di Stato per le indagini del caso, mostrerebbero – secondo indiscrezioni – che nel parchetto di via Bertossi, nel pomeriggio della festa della Repubblica, non c’è stata alcuna festa.
O quanto meno che la ragazzina di 13 anni – arrivata in un secondo momento in ospedale in coma etilico – non si sarebbe ubriacata là. Ma sarebbe stata deliberatamente lasciata in quel luogo, da chi era con lei e probabilmente aveva paura di conseguenze personali.
A portarla nel giardino tra via Bertossi e via Brusafiera, già tante volte al centro della polemica, sarebbero stati alcuni amici che, dopo averla fatta sedere su una panchina, se la sarebbero svignata. L’avrebbero quindi lasciata là invece di accompagnarla in ospedale, mettendo in questo modo in pericolo la sua vita. E aggravando un quadro che già sembrava complicato.
L’intera vicenda è al vaglio della polizia che, oltre ad assumere le prove degli occhi elettronici che ricostruiscono l’accaduto, dovranno capire (attraverso gli esami medici fatti in ospedale) quali sostanze la ragazzina avesse assunto. E se qualcuno, magari più grande di lei, l’abbia istigata a bere.
L’episodio ha creato preoccupazione sia per la giovane età della ragazza, sia per il contesto in cui si è consumato il fatto, sia perché ci sarebbe l’aggravante di un abbandono della ragazzina. Al momento non risultano indagati per omissione di soccorso, ma l’attività di indagini non è conclusa.
Dai dati forniti più volte dal Servizio di alcologia dell’azienda sanitaria, il primo bicchiere viene bevuto sempre prima, già in prima media. E il consumo è facilitato dal fatto che supermercati e centri commerciali sono sempre aperti per cui le occasioni per acquistare bevande, anche alcoliche, si moltiplicano.
Dal momento che ai minori non è possibile vendere alcol, spesso i ragazzi mandano in avanscoperta maggiorenni. Sia i gestori dei supermercati che i titolari dei pubblici esercizi sono particolarmente attenti a non vendere alcol ai minori perché sanno che le sanzioni sono pesanti e si rischia la chiusura del locale.
A Pordenone sono stati fatti anche controlli specifici e coordinati tra le varie forze dell’ordine, su indicazione della Prefettura. Controlli a tappeto erano stati fatti nell’estate di due anni fa.
L’alcol peraltro resta uno dei fattori a rischio nella popolazione tra i 18 e 69 anni della provincia di Pordenone. Come ha ricordato il direttore sanitario Giorgio Simon, all’assemblea dei sindaci che si è tenuta a fine aprile in municipio, il 29,5 per cento delle persone in quella fascia di età – ovvero un terzo della popolazione considerata attiva – rientra tra i bevitori a rischio ovvero tra quanti bevono più di tre bicchieri al giorno.
Se a questo dato si aggiunge la precocità con cui i giovani iniziano a bere e anche a fumare, diventa facile capire l’incidenza sociale del fenomeno.
Ma bere non è sempre e solo un atto goliardico per i ragazzi. E quanto accaduto il 2 giugno sembra dimostrarlo una volta di più. Perché se una ragazza in condizioni precarie viene abbandonata invece che essere soccorsa, il problema va ben oltre la salute pubblica.
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