Treni merci fuori da Udine Passera: non ci sono i fondi

Il ministro definisce i tempi nella risposta all’interrogazione di Strizzolo (Pd): «Serve un anno di lavoro dall’erogazione di 3,2 milioni non ancora disponibili»
Il ministro dello Sviluppo Economico, infrastrutture e trasporti, Corrado Passera, durante la presentazione per il progetto della 'Torino Lione ', Roma, 31 gennaio 2013. ANSA/FABIO CAMPANA
Il ministro dello Sviluppo Economico, infrastrutture e trasporti, Corrado Passera, durante la presentazione per il progetto della 'Torino Lione ', Roma, 31 gennaio 2013. ANSA/FABIO CAMPANA

Lo stop al transito dei treni merci nella zona est della città richiede tempi medio-lunghi. I residenti e l’amministrazione comunale che condivide la protesta dei cittadini devono rassegnarsi perché i fondi non ci sono. La tempistica ventilata dal direttore territoriale di Rfi, Carlo De Giuseppe, viene confermata dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera: «Per liberare la città dal traffico merci va realizzato un collegamento indipendente tra Udine centrale e Udine parco con relativo adeguamento tecnologico degli apparati che richiede un investimento di circa 3,2 milioni di euro e circa 12 mesi a partire dall’erogazione dei fondi, non ancora disponibili».

La risposta all’interrogazione parlamentare presentata dall’onorevole uscente del Pd, Ivano Strizzolo, non appena il fronte anti-treno ha iniziato ad alzare la voce, è chiarissima ed esclude, al momento, «la possibilità di evitare il transito dei 55 treni al giorno nel tratto Udine centrale- bivio Vat, instradandoli via Udine parco-bivio Cividale». Questa soluzione non è al momento percorribile. Non lo è perché «il trasferimento Udine-Udine Parco, circa due chilometri di tratta, può avvenire solo con movimenti di manovra» precisa il ministro nell’evidenziare, inoltre, che «il collegamento via Udine parco-bivio Cividale interferirebbe con la linea per Gorizia, in particolare nel tratto a semplice binario di movimento Vat-bivio Cividale già percorso da circa 30 convogli al giorno, prevalentemente merci». La dismissione della tratta ferroviaria, infatti, richiede «importanti investimenti tecnologici e infrastrutturali stimati in circa 70 milioni di euro, attualmente non inseriti nella contratto di programma». La risposta del ministro, insomma, lascia pochi margini all’eventuale dismissione della tratta soprattutto quando recita: «Questa soluzione non è supportata da una domanda di traffico merci tale da giustificare l’investimento».

In questo quadro, per contenere tempi e costi, ricorda Passera, le Ferrovie dello Stato hanno ipotizzato una soluzione per liberare la città dal traffico merci che, come detto, richiede 12 mesi di lavoro e 3,2 milioni di euro non ancora disponibili.

Per quanto riguarda invece la pericolosità del trasporto ferroviario di sostanze tossiche e nocive, il ministro assicura di aver assunto informazioni dall’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, «la quale pone da tempo particolare attenzione a queste tematiche». Da qui l’obbligo della tracciabilità dei processi manutentivi.

«Ai carri per i quali non sono ancora disponibili queste informazioni, è stato imposto il limite di velocità di 60 all’ora nelle stazioni e durante l’attraversamento delle grandi aree urbane individuate dal Gestore dell’infrastruttura» continua il ministro nel ricordare che Rfi (Rete ferroviaria italiana) ha l’obbligo di individuare un proprio responsabile negli scali in cui sono programmate manovre di carri con merci pericolose. A tutto ciò il ministro aggiunge la tracciabilità degli impegni presi dagli operatori, l’attività di ispezione e di audit sulle imprese ferroviarie e dall’1 gennaio 2015 l’adozione del dispositivo ndi rilevazione svio per i carri trasportanti merci pericolose. «L’Agenzia - conclude Passera - verificherà la possibilità di anticipare tale data».

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