Treno finì nel Torre, 12 morti: oggi il ricordo

L’incidente ferroviario accadde il 22 novembre 1938. Stamane cerimonia davanti alla lapide
REMAMZACCO. Era piovuto tanto, senza tregua. Il Torre in piena scorreva impetuoso, infrangendosi rumorosamente contro le arcate del ponte di Remanzacco, eppure nulla faceva presagire il disastro.


Era il 22 novembre 1938, a pomeriggio inoltrato: al passaggio del lungo convoglio ferroviario partito da Cividale alle 17.29 l’infrastruttura si sbriciolò, facendo precipitare nel torrente rigonfio quasi tutto il treno. In bilico sulla voragine rimase solo il bagagliaio, mentre la carrozza di prima classe si ritrovò a penzoloni, pericolosamente inclinata fra livello rotaie e corso d’acqua. I morti furono 12: furono trovati (alcuni molto più a valle) solo all’indomani della disgrazia, perché oscurità, flusso tumultuoso del Torre e pioggia battente resero le operazioni di soccorso e ricerca molto difficili. Gli aiuti scattarono subito: a pompieri, carabinieri e personale dell’esercito si unirono parecchi civili, che sotto la luce delle fotoelettriche fornite dal Genio militare misero a repentaglio la vita per salvare quella dei passeggeri.


Si formò anche un’eroica cordata per recuperare tre persone che miracolosamente avevano raggiunto un precario isolotto in ghiaia in mezzo al torrente. Fra le vittime anche un militare e un carabiniere, morti mentre cercavano di soccorrere i feriti.


Oggi, a 79 anni di distanza, Remanzacco ricorda ufficialmente il dramma su iniziativa dell’associazione di volontariato Gea Vigilanza ambientale – Protezione civile e della sezione udinese dell’Unione nazionale mutilati in servizio: la semplice cerimonia si terrà alle 10.15 davanti alla lapide che ricorda l’incidente, all’imbocco del ponte (statale 54), e onorerà, in particolare, la memoria del caporale di cavalleria Enrico Cocchi.


Al momento di raccoglimento prenderà parte anche la sindaca Daniela Briz: «È la prima volta – dichiara – che è organizzata questa manifestazione e ringrazio di ciò i promotori, ai quali dobbiamo pure il recupero e il risanamento del cippo, che versava in pessime condizioni e non risultava nemmeno più visibile. Ora, invece, la stele ha ritrovato dignità. È importante tenere vivo il ricordo di una drammatica pagina di storia locale, nota ormai solo a poche persone».
(l.a.)


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