Trentin si è dimesso prima dell'interrogatorio: nessuna minaccia, obiettivo era velocizzare la realizzazione delle opere

PREMARIACCO. Si è dimesso nella mattinata di lunedì 3 agosto, Roberto Trentin, il sindaco di Premariacco, interrogato in tribunale a Udine dal Gip. L'ex primo cittadino, dall’alba di mercoledì scorso agli arresti domiciliari, così come i responsabili degli uffici tecnici dei Comuni di Premariacco e di Torreano, mentre indagate a vario titolo sono altre 14 persone. Ad annunciare le dimissioni è stato lo stesso Trentin, prima di essere ascoltato dal Gip e dal pubblico ministero.
Alla base di questa scelta c'è, come comunicato tramite l'avvocato Pellizzo, l'elevato senso di responsabilità e per rispetto nel confronto delle istituzioni e in particolare del suo Comune.
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Fra i reati contestati ci sono la turbativa d’asta, la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, il peculato, la truffa aggravata ai danni di un ente pubblico, la falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, la falsità in testamento olografo e l’omessa denuncia di reato da parte di un pubblico ufficiale.
I focus
La comparsa di Trentin davanti al gip è stata indicata come spartiacque dalla sua maggioranza, che ha subito fatto quadrato attorno al proprio leader – che era pronto a ricandidarsi alla guida del gruppo Vivere Premariacco – e che ha dichiarato di non voler maturare alcuna scelta sull’ormai imminente scadenza elettorale, e dunque su un probabile riassetto della lista. E ancora nulla trapela sull’eventuale decisione di Trentin di rassegnare le proprie dimissioni.
L'interrogatorio di garanzia. Roberto Trentin, assistito dall’avvocato Guglielmo Pelizzo, ha comunicato al gip Matteo Carlisi e al pm Annunziata Puglia le intervenute dimissioni dalla carica di sindaco, prima dell’inizio dell’interrogatorio. Una iniziativa assunta, ha riferito il legale, «per elevato senso di responsabilità e per rispetto nel confronto delle istituzioni e in particolare del suo Comune».
In merito all’indagine – che lo vede accusato di turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, peculato, truffa aggravata ai danni di un ente pubblico, falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità in testamento olografo e omessa denuncia di reato da parte di un pubblico ufficiale – ha escluso categoricamente di aver mai esercitato pressioni o minacce nei confronti di dipendenti, tecnici o altri relativamente alle gare di appalto e in generale.
Per approfondire:
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L’unico suo obiettivo, riferisce ancora l’avvocato Pelizzo, era solo e sempre la rapidità ed efficacia nella costruzione delle opere. Davanti al gip l’indagato ha sottolineato, inoltre, di non aver mai ricevuto compensi o altre forme di utilità e che gran parte degli affidatari sono risultati, infine, soggetti diversi da quelli che la Procura ipotizza egli volesse avvantaggiare o privilegiare.
Trentin ha inoltre reso dichiarazioni puntuali su altri singoli addebiti. All’esito delle sue dimissioni, al venir meno delle esigenze cautelari, il legale ha chiesto la revoca della misura cautelare dei domiciliari o una misura meno restrittiva. Il giudice si è riservato la decisione
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