Tribunale, niente fondi per il trasloco

La Procura di Udine non ha i soldi, il Comune non può pagare e il Ministero taglia: il 13 settembre si rischia la paralisi
Udine 24 maggio 2013.Primo Consiglio Comunale..© Foto Petrussi Foto Press / Ferraro Simone
Udine 24 maggio 2013.Primo Consiglio Comunale..© Foto Petrussi Foto Press / Ferraro Simone

UDINE. La decisione è presa, Udine dovrà farsi carico anche degli uffici giudiziari tolmezzini. Ma mancano i fondi: la Procura non ne ha, il Comune non vuole più anticipare soldi a fondo perduto e il Ministero della Giustizia da un triennio non onora i debiti nei confronti di palazzo D’Aronco. E così l’accorpamento del tribunale di Tolmezzo rischia di mettere in crisi la stessa attività della Procura cittadina.

Il dado è tratto. La bocciatura del ricorso proposto dalla Regione da parte della Consulta sul taglio di un migliaio di tribunali locali non lascia dubbi, almeno sulla carta. Ma gli interrogativi ci sono, e sono inquietanti, perché a due mesi dalla soppressione del tribunale di Tolmezzo mancano i soldi per trasferirlo.

Se il Parlamento non riesce a far passare una proroga dei termini per l’attuazione della normativa o se il governo non interviene approntando correttivi alle decisioni già prese, il 13 settembre gli uffici giudiziari tolmezzini dovranno chiudere e per quella data tutto dovrà essere pronto per garantire al tribunale e ai suoi uffici di proseguire la sua attività, pena la paralisi. Ma questa è teoria, la pratica è ben diversa.

L’allarme. «Siamo molto preoccupati per ciò che potrebbe succedere il 13 settembre – ammette il procuratore aggiunto di Udine, Raffaele Tito –. Il termine è vicino, dovremmo già cominciare le operazioni per il trasferimento, ma bisogna affrontare le spese per il trasloco materiale, quelle per l’affitto, e la Procura non ha le risorse per farlo. I cittadini hanno bisogno di poter contare su una Giustizia che funzioni in maniera efficace e veloce – argomenta il procuratore aggiunto -, chiediamo al Comune di Udine e al Ministero di fare la propria parte e di non lasciarci soli».

Le sedi. Non si eccepisce a Udine sull’ipotesi dell’accorpamento e sul fatto che la legge vada attuata. La stessa presidente del tribunale di Udine Alessandra Bottan ha riconosciuto che questa potrebbe essere un’opportunità per ridurre i costi e razionalizzare i servizi. In questi mesi gli incontri fra i magistrati non sono mancati, la Commissione di manutenzione “mista” ha lavorato alacremente.

Dopo tante ipotesi e altrettanti sopralluoghi si è individuato nella ex sede dell’Inpdap di via della Prefettura il sito deputato a garantire l’ampliamento della Procura della Repubblica e a ospitare anche gli uffici del magistrato di sorveglianza, concordando sull’ampliamento di un edificio in via Percoto per il tribunale.

I soldi. A livello progettuale, quindi, le soluzioni ci sono. Quello che manca sono le decisioni per attuarle e, soprattutto, i fondi. E ce ne vorranno per finanziare le operazioni di trasloco, come del resto per pagare i canoni di locazione dei nuovi locali.

A chi toccherà farlo? Non certo alla Procura, che non dispone delle risorse necessarie. In linea teorica dovrebbe essere il Comune di Udine ad anticipare le spese, per poi chiedere al Ministero di Giustizia un rimborso pari all’80% degli esborsi.

Il “niet” del Comune. «La situazione è grave, anzi gravissima». Il sindaco Furio Honsell non esita a delineare la drammaticità del profilo economico finanziario dei rapporti con il Ministero della Giustizia. «Sui rimborsi che lo Stato dovrebbe garantire si è aperta una voragine – mette in chiaro –. Non solo non hanno garantito il pagamento dell’80% delle spese sostenute per lo scorso anno, ma la loro posizione debitoria risale al 2010. Non ci sono garanzie che arrivino i fondi per il 2013 circa le spese ordinarie e dovremmo sobbarcarci spese straordinarie? - si interroga il primo cittadino -. Con quali risorse dovremmo affrontare queste nuove incombenze? Forse ridimensionando servizi ai cittadini? Forse tagliando i fondi per le scuole?». Una situazione impensabile per un ente che già fatica a far quadrare i conti.

I debiti. A scorrere le poste in bilancio circa i rapporti fra il Comune e il Ministero non si fatica a capire quanto la situazione risulti pesante. Il costo che palazzo D’Aronco si è sobbarcato nel 2010 per l’amministrazione della giustizia supera i 2,4 milioni di euro, a fronte dei quali il rimborso è stato di un milione e non occorre essere dei matematici per rendersi conto che non è l’80%.

Nel 2011 il costo era di poco superiore e il rimborso è sceso a 861 mila euro. Nel 2012 altro calo a 850 mila euro e per il 2013 la previsione è di 500 mila euro. «È ora che il Ministero si assuma le sue responsabilità - incalza Honsell –, è una vergogna che in tre anni il nostro Paese abbia portato da 280 a 80 milioni di euro gli stanziamenti per la Giustizia, mentre valuta la possibilità di spendere 17 miliardi per gli F35. È tempo di riposizionare le scelte» conclude.

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