Troppi cavilli legali: depuratore del Palù sempre più costoso

Sacile, la battaglia del Comune continua al Consiglio di Stato. Casadio: «Una scelta nata male e proseguita peggio»
Bumbaca Gorizia Il depuratore
Bumbaca Gorizia Il depuratore

SACILE. Sulla scia della recente sconfitta accusata dal Comune di Sacile sul ricorso presentato dal gestore al Tar, si riapre in riva al Livenza il dibattito sul depuratore consortile di Cordignano posizionato nella zona del Palù, al confine con la frazione sacilese di Vistorta.

«La domanda che resta ancora aperta – commenta l’ex consigliere comunale Rossana Casadio (lista civica Sacile partecipata e sostenibile) – è questa: la nostra amministrazione è al corrente di quale sia davvero la previsione definitiva sul dimensionamento dell’impianto? E sa se siano già in corso o siano stati calendarizzati lavori di ampliamento? In ogni caso, ci auguriamo che il Comune di Sacile esca vincitore di fronte al consiglio di Stato dalla vicenda del blocco dei camion diretti all’impianto posto appena oltre il confine comunale».

Secondo l’esponente della civica, pare quasi incredibile che dopo 11 anni la questione veda ancora continui colpi di scena e sempre nuovi impegni finanziari. «Nel corso degli anni – sottolinea Casadio –, è stata combattuta una battaglia estenuante che ha coinvolto tenaci cittadini, due amministrazioni comunali, una società, numerosi soggetti (Prefettura, Arpav, Usl, carabinieri del Noe, Corpo forestale, tecnici provinciali e regionali...) chiamati in causa a vario titolo. Il tutto è la conseguenza di una scelta nata male che continua nel tempo a generare effetti negativi. Bastano alcune considerazioni: come il fatto che la Fossa Biuba sia sicuramente un corso d’acqua troppo angusto per fungere da corpo recettore o che i camion transitino su un tratto stradale che è troppo angusto per un tal traffico. Purtroppo, sappiamo bene che le questioni vengono spostate dal terreno dei problemi concreti su quello dei cavilli legali. Con poca gioia e tanti dolori per i cittadini».

La battaglia del Comune di Sacile, intanto, continua al consiglio di Stato, con conseguente aumento delle spese legali. Agli avvocati sono già stati saldati oltre 6 mila euro. Nei giorni scorsi, inoltre, sono state aumentate le somme impegnate a favore dei legali per il pagamento delle spese relative al ricorso pendente al consiglio di Stato fino ad un importo complessivo di 8 mila 751,60 euro.

Il tutto risale all’aprile 2002, quando l’allora sindaco Gina Fasan con un’ordinanza ha istituito il divieto di transito ai veicoli di massa a pieno carico superiore a 3,5 tonnellate nel trattato stradale compreso fra l’incrocio bretella autostradale-via Vistorta fino al confine con il Comune di Cordignano. Provvedimento reiterato nel settembre 2012 con ordinanza del responsabile del Corpo intercomunale di polizia locale sacilese.

Un provvedimento, motivato sulla base delle caratteristiche strutturali della strada e per la salvaguardia dell’incolumità pubblica in presenza di un tratto stradale particolarmente sconnesso e pericoloso, finalizzato a bloccare l’afflusso dei camion diretti al depuratore al centro di polemiche e reiterate proteste da parte dei residenti in zona per un lamentato malfunzionamento.

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