Troppi gatti randagi: parte la campagna di sterilizzazione
NS. Cormòns paradiso dei gatti, ma il Comune prova a limitare la loro proliferazione incontrollata. Secondo un recente censimento del municipio, infatti, sono più di 200 i mici registrati nelle 23 colonie feline presenti: un numero piuttosto consistente se si fa un rapporto con la popolazione umana, perché si parla di circa un gatto randagio ogni 40 abitanti. E per quanto i cormonesi amino quello che nell’Antico Egitto era considerato una vera e propria divinità, c’è anche una questione di igiene che ha portato l’amministrazione comunale a intervenire. Per questo sono stati messi a bilancio tremila euro per sterilizzare le femmine che vivono nelle colonie. «Negli ultimi anni i gatti presenti nelle 23 colonie registrate sul nostro territorio - spiega l’assessore all’ambiente Elena Gasparin - sono aumentati di numero in modo consistente: fenomeno dovuto sia alla riproduzione incontrollata, sia all’abbandono di diversi esemplari avvenuto in estate: i volontari che si occupano delle colonie del Quarin hanno registrato l’arrivo di nuovi adulti in buone condizioni, segno che purtroppo c’è stato qualche animale che è stato abbandonato».
I due fattori messi insieme hanno così portato ai numeri evidenziati: e se sulla maleducazione di alcuni esseri umani si può fare poco, è possibile invece intervenire per calmierare la riproduzione dei quadrupedi. «Abbiamo promosso una campagna di sterilizzazione - sottolinea Gasparin - tramite i volontari che si occupano delle colonie feline: ogni gruppo di gatti è seguito da un paio di persone diverse, quindi possiamo contare su una cinquantina di uomini e donne che li seguono. È a loro che affideremo i pasti conditi con sterilizzanti e preparati da esperti».
Ma l’operato del Comune non si ferma qui: «Nelle prossime settimane cercheremo di lavorare anche sull’aspetto mai troppo affrontato dell’abbandono. Per questo partiremo dai bambini: andremo nelle scuole dell’istituto comprensivo a tenere lezioni di sensibilizzazione contro questo preoccupante fenomeno: i bimbi, oltre a capire sin dalla tenera età l’importanza dell’amore verso gli animali, possono poi influenzare gli adulti».
Matteo Femia
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