«Troppo qualificata per noi» e la scartano

UDINE. «Ci dispiace signora, lei è troppo qualificata. Sarebbe sprecata per questo lavoro». Fra tutte le possibili risposte al suo colloquio di lavoro a questa, Monica Lardo, proprio non aveva pensato. Si era preparata con zelo ed era certa di avere tutti i requisiti per ricoprire quell’incarico, ma non è andata come aveva sperato.
«È una cosa davvero avvilente – commenta – uno non sa nemmeno come comportarsi».
L’amara storia di Monica, mamma udinese di 42 anni, comincia un anno fa.
«Ho frequentato l’istituto magistrale e per anni ho lavorato per un’agenzia immobiliare che si occupava di amministrazione di condominio – racconta – poi ho lavorato come segretaria in uno studio. Ho dovuto affrontare un periodo di malattia ma, al rientro, dopo dieci anni e otto mesi di lavoro sono stata licenziata per riduzione di personale, mi hanno semplicemente detto che dall’indomani non avrei più lavorato per loro, senza ulteriori spiegazioni. Avevo le lacrime agli occhi».
Era il giungo del 2014 e Monica si è rimboccata le maniche, ha cercato di riqualificarsi, di acquisire ulteriori competenze, e si è messa alla ricerca di un altro lavoro.
Pensando alla sua esperienza nel settore immobiliare ha frequentato un corso di un centinaio di ore per diventare amministratore di condominio, per farlo si è accollata un costo di 700 euro, poi ha passato in rassegna gli studi di amministrazione di condominio della zona. Ha creduto di aver trovato quello giusto.
«Stavano cercando una segretaria – racconta Monica – erano scontenti della persona che aveva occupato quell’incarico poichè non si dimostrava sufficientemente interessata alla materia condominiale, poco disposta ad aggiornarsi rispetto alla normativa e quindi poco efficiente nell’accogliere e soddisfare le prime richieste, anche solo telefoniche. Visto che ero fresca di studi e che avevo approfondito la questione normativa con gli avvocati, durante il colloquio emerse una questione che chiarii discretamente. Mi fecero i complimenti per la mia competenza, ma risposi che non avanzavo nessuna pretesa e che, anzi, sarei stata felice di rivestire quell’incarico».
Poi la classica risposta: «Le faremo sapere».
Dopo un’attesa durata due settimane ha telefonato allo studio per sapere se era stata presa una decisione in merito all’assunzione. Le hanno risposto che era troppo preparata e che per questo avevano scelto qualcun altro.
«In un primo momento mi è venuto da sorridere perché mai avrei pensato che essere preparati e disponibili potesse essere uno svantaggio. Ora mi sento davvero spaesata e mi sembra davvero che non ci siano più regole».
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