Truffa delle criptovalute, il legale delle vittime di Nft: «Servono accordi giudiziari con Dubai»

La società trevigiana avrebbe raggirato migliaia di risparmiatori nel Nord Italia (anche nel Pordenonese) con investimenti mai restituiti: due dei soci erano stati arrestati proprio nel paese degli Emirati Arabi

PORDENONE. Una richiesta affinchè l'Italia stipuli con Dubai accordi di cooperazione giudiziaria, in particolare in ambito penale, per disciplinare rogatorie, estradizioni e sequestri è stata inviata al Governo dal legale di alcune delle vittime della Nft , la società trevigiana che avrebbe truffato migliaia di risparmiatori nel Nord Italia (diversi anche nel Pordenonese) con investimenti in criptovalute, mai restituiti.

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L'appello è stato lanciato dall'avvocato Matteo Moschini, che nell'inchiesta condotta dalla Procura di Treviso - dopo il trasferimento del fascicolo dalla Procura di Pordenone - rappresenta oltre un centinaio di vittime della New Financial Technology di Silea (Treviso).

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Moschini ha inviato in questo senso una lettera alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e al ministro Carlo Nordio, allegando i documenti sulla Nft, e le foto dei passaporti di quattro degli undici indagati. A metà febbraio, due dei principali soci della Nft, Emanuele Giullini e Christian Visentin, erano stati arrestati a Dubai dalle forze dell'ordine degli Emirati Arabi, in una operazione disposta direttamente dalle autorità degli Emirati.

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Il sospetto è che i due avessero intrapreso a Dubai attività finanziarie analoghe a quelle gestite in Italia. La maxi-truffa contestata nel nostro Paese ammonterebbe a circa 230 milioni di euro.

Fonti del Ministero della Giustizia hanno ricordato tuttavia che accordi per la cooperazione giudiziaria e le estradizioni tra Italia ed Emirati sono stati stipulati già nel 2015, entrando in vigore nel 2019.

Nel 2022, inoltre, l’allora ministra Marta Cartabia aveva siglato con le autorità di Dubai un ulteriore accordo per il trasferimento di persone condannate.

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