Truffa inscenando finti incidenti, ma il carrozziere e i medici vengono assolti

PALMANOVA. Tutti assolti. Dopo la raffica di patteggiamenti (venti in tutto) e i diversi “non luogo a procedere” decisi quasi quattro anni fa in sede di udienza preliminare, ieri è toccato agli ultimi cinque imputati nel processo sulla maxi-truffa ai danni delle compagnie assicurative conoscere il verdetto, complessivamente favorevole, emesso dai giudici a conclusione del processo celebrato davanti al tribunale collegiale.
Per due di loro, Lucio Furlan, 72 anni, di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), medico legale, e Laura Manzoni, 60, di Ruda, medico alle dipendenze dell’allora Ass n.5 “Bassa Friulana”, è stata pronunciata assoluzione con formula piena «perchè il fatto non sussiste». Difesi rispettivamente dagli avvocati Chiara Furlan e Rosa Palavera e dagli avvocati Federica Tosel e Francesco Rossi, erano accusati di concorso in frode assicurativa (uno dei capi era già caduto davanti al gup), con l’aggiunta per Manzoni dell’ipotesi di reato dell’associazione a delinquere.
Nessuna responsabilità penale anche per Luciano Degano, 65 anni, di Cervignano, titolare dell’autocarrozzeria cui il “regista” delle operazioni truffaldine Alfonso Pappalardo (che patteggiò una pena a 1 anno, 5 mesi e 10 giorni di reclusione) si rivolgeva per i documenti attestanti i danni, e Andrea Degobbis, 68, di Udine, anch’egli medico dell’Azienda sanitaria della “Bassa Friulana”. Entrambi chiamati a rispondere dell’associazione a delinquere in relazione a diversi finti incidenti (e quindi, anche, di fraudolento danneggiamento) e assistiti dagli avvocati Virio Nuzzolese e Massimiliano Campeis, il primo, e dallo stesso Nuzzolese e da Giuseppe Campeis, il secondo, sono stati assolti a norma del comma sull’insufficienza o contraddittorietà della prova.
Per Degano, così come per Erika Isabel Giler Escobar, 34, di Palmanova, accusata in quanto proprietaria di una delle auto danneggiate e difesa dall’avvocato Elena Turchetti, sono state pronunciate sentenze di non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato (incidenti risalenti al maggio e al luglio 2007). A mettere nei guai Degano, in questo caso, erano state le dichiarazioni rese a dibattimento da Antonio Sommese (reo confesso e già patteggiante 3 mesi) e “ritrattate” rispetto a quelle rese già nel 2009. Per quella dichiarazione, la difesa ha già proposto una denuncia alla Procura per falsa testimonianza e calunnia.
A fine requisitoria, il pm Giorgio Milillo aveva chiesto la sola condanna di Degobbis a un anno di reclusione e l’assoluzione per tutti gli altri. Nel procedimento si erano costituite parte civile sette compagnie, rappresentante da altrettanti legali (in aula, ieri, gli avvocati Denaura Bordandini e Riccardo Caniato).
L’inchiesta della Procura di Udine era partita dalle anomalie emerse da una serie di controlli della Guardia di finanza sul conto in banca di un “procacciatore d’affari”, come Pappalardo, originario di Castellammare di Stabia e residente a Palmanova, aveva fatto scrivere sul proprio biglietto da visita. All’esito delle indagini, l’accusa aveva ritenuto che quel faccendiere, avvalendosi della «compiacenza di medici e carrozziere», avesse messo in piedi un meccanismo finalizzato a inscenare incidenti stradali (mai avvenuti) e a incassare dalle assicurazioni indebiti indennizzi per decine di migliaia di euro.
Soddisfatte tutte le difese. I legali di Furlan, in particolare, hanno parlato di «giusta sentenza (il collegio era presieduto da Angelica Di Silvestre, ndr), dopo anni di istruttoria, in un processo che nei confronti del nostro assistito non avrebbe mai dovuto iniziare».
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