Trump lancia la sfida, il Friuli corre ai ripari: dazi, luci e ombre per le imprese del territorio
La siderurgia esporta 133 milioni. Il Gruppo Danieli potrebbe beneficiare degli investimenti in impianti negli Stati Uniti

epa06585648 US President Donald J. Trump holds a joint press conference with Prime Minister Stefan Lofven (not pictured) of Sweden in the East Room of the White House in Washington, DC, USA, 06 March 2018. EPA/MICHAEL REYNOLDS
UDINE. La guerra commerciale degli Usa è iniziata. Con quali effetti è difficile, al momento, prevedere. La decisione del presidente Donald Trump di imporre dazi su tutte le importazioni di acciaio e alluminio (ad esclusione di Canada, primo esportatore in assoluto, a cui fa seguito l’Europa, e del Messico) del valore, rispettivamente, del 25% e del 10%, a partire dal prossimo 23 marzo, ha scatenato una ferma opposizione mondiale.
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Dalla Cina alla Germania, dalla Francia alla Gran Bretagna, il “no” a Trump è corale. Anche perché il presidente degli Stati Uniti aveva preannunciato «esenzioni» per i Paesi «amici», ad esempio quelli appartenenti alla Nato, ma al momento un elenco degli Stati non colpiti ancora non c’è. Quindi i conti, anche in Italia, si fanno su quel che si sa. Il nostro Paese esporta negli Usa 650 milioni di euro di prodotti della siderurgia, corrispondenti a 505 mila tonnellate di prodotti e semi-prodotti siderurgici, ovvero quelli che saranno colpiti dai dazi su acciaio e alluminio. Un valore che corrisponde, secondo i dati di Federacciai, al 10% del totale export europeo del settore che arriva a 4,9 milioni di tonnellate. Nei primi tre trimestri del 2017 (ultimi dati disponibili) l’Italia ha esportato negli Usa oltre 1 miliardo di prodotti della metallurgia, non solo quindi acciaio e alluminio, con un aumento del +19,4% rispetto al 2016. Le importazioni dagli Usa si sono attestate attorno ai 725 milioni, +123% rispetto all’anno precedente.
Il contributo del Friuli Venezia Giulia all’export siderurgico verso gli Usa, sempre nei primi 9 mesi del 2017, è stato di 44,76 milioni di euro, pari al 6,9% del totale nazionale. Ma se consideriamo anche altri prodotti della metallurgia, il saldo è più pesante, arrivando a 133,4 milioni di euro. Resta una cifra contenuta nel totale export Fvg verso gli Usa che supera 1,8 miliardi di euro, sempre nei primi tre trimestri 2017, con una flessione del -3,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e con la netta preponderanza di una voce: navi e imbarcazioni che con 1,14 miliardi di fatturato negli Stati Uniti, rappresenta da sola il 63,3% delle esportazioni friulgiuliane verso quel Paese.
Considerando gli effetti della mossa di Trump sul solo settore siderurgico, dunque, l’impatto non appare devastante. Per contro potrebbe giovare ad un grande gruppo Fvg, Danieli, che è leader mondiale nella progettazione e realizzazione di impianti per la produzione di metalli. Se Trump con i dazi intende incentivare la produzione interna, è intuibile la spinta verso la costruzione di nuove acciaierie o l’ammodernamento di quelle esistenti. «È un’ipotesi ragionevole - commenta Gianpietro Benedetti, presidente del Gruppo Danieli -. I dazi non ci penalizzano più di tanto perché Abs esporta pochissimo negli Usa, credo che ad essere maggiormente colpiti possano essere i produttori di acciaio di alta qualità tedeschi, olandesi e austriaci e un paio di aziende italiane.
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Per la nostra divisione impianti, invece, potrebbero significare maggiori opportunità negli Usa perché i produttori di quel Paese investiranno velocemente e fortemente nell’adeguamento o nella costruzione di nuove fonderie». Ma al di là dei vantaggi immediati, Benedetti invita a considerare gli effetti globali. «La posizione Usa è già stata fortemente criticata da Europa e Cina e, se non sarà modificata, potrebbe portare a reazioni che al momento non sono valutabili ma che potrebbero investire, come un terremoto, diversi settori, dall’alimentare all’auto, con risultati più o meno pesanti. Non dimenticherei - aggiunge Benedetti - un altro rischio, quello che l’acciaio cinese e russo-ucraino, non più esportabile negli Usa, invada l’Europa, aggravando la situazione delle acciaierie locali. Trump - conclude Benedetti - ha rotto gli equilibri, che cosa accadrà lo vedremo nei prossimi mesi. Ma credo sia chiaro che per molti operatori il mercato si restringerà e ci saranno esportatori Usa che cercheranno approdo in Europa».
Intanto la Germania boccia come «un affronto» l’azione di Trump, la Francia annuncia un incontro a Bruxelles con i produttori europei dell’acciaio per valutare le conseguenze delle decisioni americane e Gentiloni auspica una «posizione comune» del Consiglio europeo.
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